Autostima: cos’è, a cosa serve e come aumentarla
L’autostima ai giorni nostri è un argomento di notevole importanza ed impatto sociale. Avere una buona autostima è utile per noi stessi, per il nostro benessere sociale, per realizzare il nostro io e per fare del bene alla comunità e al mondo. Con Romeo Lippi, psicologo e psicoterapeuta che cerca di integrare la musica con la psicologia attraverso la “song-therapy”, affronteremo tale tematica. Ne osserveremo le caratteristiche e i metodi per raggiungere un buon livello di autostima.
Partiamo dal principio: cos’è l’autostima?
“L’autostima è l’insieme delle credenze e dei comportamenti che ti trasmettono sicurezza in te stesso o te stessa. Nello specifico, col termine “autostima” si intendono tutti i pensieri, emozioni e comportamenti possibili che hai a disposizione all’interno della tua personalità. Esse ti permettono di far fronte a tutto ciò che ti accade e che ti fanno stare ad un livello tale da poterti sentire competente in quella cosa, in quel determinato settore“.
Nello specifico è doveroso fare delle precisazioni:
“Autostima non vuol dire “ego”. Oggi, noi scambiamo molto l’autostima con l’ego, ossia con l’arroganza. L’arroganza è tipica delle persone insicure perché, attraverso un processo di aggressività, prendono la propria insicurezza prevaricando gli altri. Un’alta autostima è sinonimo di “dare agli altri”, di buona energia che va agli altri. Dunque, chi ha un’alta autostima riesce a star bene, con se stesso e con gli altri. Prendiamo in esempio Jovanotti: Jovanotti lo percepisci che ha un’alta autostima. Infatti, quando è presente nelle interviste, nelle canzoni e nei live, ti arriva tutta la sua energia per il fatto che crede in se stesso. E questo non ti prevarica, anzi; aggiunge valore anche a te”.
Quanto conta l’infanzia nell’influenzare i livelli di autostima nell’individuo?
“L’infanzia influenza tantissimo la nostra autostima, perché quando siamo piccoli, abbiamo un istinto biologico che si chiama “attaccamento” che ci fa attaccare ai “caregiver”, ossia le persone che si prendono cura di noi. Solitamente, si tratta di mamma e papà. È proprio un istinto biologico che abbiamo perché abbiamo bisogno degli altri per sopravvivere finché non diventiamo abbastanza grandi. Finché non lo diventiamo, noi esseri umani per tanto tempo siamo inermi rispetto al mondo. Questo, ci permette di sviluppare delle abilità mentre i caregiver, cioè i genitori, ci supportano.
Se i nostri genitori sono sicuri e congruenti, ti trasmettono amore, empatia e sintonizzazione, noi abbiamo un attaccamento sicuro. Un attaccamento sicuro significa che tu hai un concetto saldo di te e delle tue possibilità nel mondo e questo chiaramente porta più facilmente ad avere una buona autostima”.
Altrimenti cosa può succedere?
“Se, invece, i genitori sono incongruenti, evitanti dal punto di vista emotivo, cioè freddi emotivamente oppure hanno dei comportamenti abusanti perché sono tossicodipendenti, soffrono di depressione e così via, chiaramente noi non interiorizziamo la base sicura e quando cresciamo non ci sentiamo sicuri di noi stessi e abbiamo sviluppato un attaccamento insicuro che ci porta inevitabilmente ad avere scarsa autostima. Ad esempio, nel brano dei Baustelle, “ragazzina”, puoi ritrovare come un papà non tanto accudente crei, poi, una situazione di fragilità“.
Quanto influiscono oggi, sull’autostima della gente i social networks?
“I social networks hanno la possibilità di influenzare molto la nostra autostima, sia in maniera ispirazionale sia in maniera peggiorativa, perché, normalmente, quando scorriamo Instagram, la nostra mente fa una comparazione tra l’immagine che vede e noi stessi. Così, avviene una sorta di classifica. Spesso, in tale classifica, noi siamo i perdenti; quello che noi vediamo nel video o nella foto postata su Instagram, spesso, è frutto di artificio, frutto delle luci, del trucco, dell’allenamento fisico e magari noi non abbiamo le stesse possibilità. Di conseguenza, il risultato che vediamo lo percepiamo migliore rispetto a noi. Se è una cosa che capita regolarmente, possiamo sentirci a disagio. Ecco perché bisogna sfruttare i social come ispirazione e divertimento. Ad esempio, la cantante americana Lizzo, alta 178 cm e pesa 140 kg, invece di omologarsi a determinate culture della bellezza, utilizza il suo corpo per appoggiare la body positivity”.
Come fare per aumentare l’autostima e la fiducia in se stessi?
“Abbiamo due processi paralleli per aumentare l’autostima e fiducia in se stessi, i quali possono andare di pari passo”.
1. Il processo che riguarda i pensieri:
“Spesso, abbiamo delle credenze interiori su noi stessi, le quali a volte risultano essere automatiche (“sono stupido”, “sono brutto”, “non ce la farò mai”, “non sono all’altezza”, “devo essere perfetto”), che sono pensieri che si sono sviluppati nell’infanzia, vanno cambiati consapevolmente.
Come?
Ad esempio, prendere degli eventi del proprio presente e del proprio passato e riconfigurarli in maniera positiva. Ad esempio: scrivi una storia in cui ti sei sentito stupido, inadeguato, sbagliato e la descrivi da questo punto di vista. La stessa storia, poi, la riscrivi, percependoti in grado di gestire quella determinata situazione. Come avresti potuto fare a gestire quella determinata situazione in maniera diversa? Così, intanto, cambi quella credenza. Cioè, utilizzi quell’evento del passato che oramai non puoi più cambiare come elemento per fare un esercizio di miglioramento rispetto ad oggi“.
2. Aspetto comportamentale:
“Ovviamente, c’è bisogno che ti metti alla prova rispetto a delle situazioni che giudichi difficoltose, in modo tale che mettendoti alla prova, tu ti percepisci come una persona che riesce a entrare in sfida con le proprie difficoltà e, magari riesce anche a superarle. Su questo, un brano come “Lose yourself” di Eminem, è molto utile per darti quella carica giusta per affrontare determinate sfide e incrementare la tua autostima. Anche perché Eminem era ed è una superstar del rap, partendo dalle proprie difficoltà e dal fatto che era un rapper bianco in mezzo a un mondo totalmente black. Lui ce l’ha fatta cambiando le credenze su se stesso e mettendosi a lavorare a livello comportamentale”.
Esistono degli esercizi utili?
“Degli esercizi utili possono essere i due seguenti”.
1. Prova della solitudine:
“Molte persone che hanno bassa autostima non riescono a stare da soli, si devono un po’ sfidare a rimanere da soli. Vai al cinema da solo, vai a una visita o a un museo da solo, vai al mare da solo, vai in una città diversa da solo, fai un viaggio da solo. Questo tipo di azioni sono esposizioni di difficoltà superiore in modo tale da poter superare la paura che hai di rimanere da solo. Vedrai che non accadrà niente; anzi, sarà una bella esperienza e avrai imparato delle cose importanti.
Ora che siamo in quarantena, ciò che puoi fare è restare in casa il più tempo possibile, da solo o da sola e tollerare questa situazione. Nei momenti in cui ti pare intollerabile, fai meditazione, leggere, allenarti e quant’altro. Canzone di riferimento: “Leaving on my own” dei Queen, che racconta proprio di vivere da soli”.
2. L’esercizio dello scultore:
“Come diceva Michelangelo ma anche Pigmalione, lo scultore in realtà non crea niente; trova la scultura all’interno del blocco di marmo. E tu puoi dire: “come si comporterebbe la persona sicura che è dentro di me?”. Cioè, davanti a una determinata situazione, qualsiasi situazione, tu ti puoi chiedere: “come si comporterebbe la persona sicura che è dentro di me?”
Perché dentro di te esiste una persona sicura, solo che è coperta da esperienze negativa e credenze inadeguate che si sono sedimentate nel tempo. E, attraverso questo tipo di esercizio, è facile che tu scopra dei comportamenti utili i quali andranno messi in atto nel momento in cui la situazione lo richiede“.
Ecco qui un esempio pratico:
“Cioè, se il tuo lui non ti risponde a un messaggio e il tuo istinto è quello di mandare un messaggio disperato, l’esercizio che dovresti fare è: “come si comporterebbe la persona sicura che è dentro di me?”
La risposta sarà “non mandare quel messaggio” e quindi cerchi di fare quello che la donna sicura che è dentro di te ti consiglia di fare. Se non ti viene in mente niente, pensa: “che cosa farebbe, in questa situazione, x?” e per “x” si intende una donna o un uomo che tu stimi e di cui percepisci un’alta autostima. Interessante, su questo, è l’approccio oppositivo di Achille Lauro con “me ne frego”. Quindi, è importante cominciare un po’ a fregarsene anche della valutazione personale degli altri con l’obiettivo di pensare un po’ di più a se stessi. Ovviamente, non in maniera arrogante”.
Se non si riesce da soli, quali sono gli esperti da contattare?
“Se non ci riesci, noi psicologi siamo a disposizione alle persone per aiutare questo sviluppo dell’autostima, in maniera accogliente ed efficace. Le teorie degli anni ’80, quelle per cui ti metti davanti allo specchio e ti guardi e ripeti 10 volte “io ce la farò”, non funzionano così tanto. Questo perché noi ti dobbiamo insegnare a cambiare le credenze interiori, cioè i tuoi pensieri. Ti dobbiamo far apprendere dei comportamenti adeguati da mettere in campo realmente, nella vita di tutti i giorni. E quando affronti le difficoltà, non quando la mattina ti trovi di fronte allo specchio o sul divano a leggere un libro”.
In futuro, come si evolverà il processo di autostima a livello sociale? La gente avrà più fiducia in se stessa o sarà più insicura rispetto ad oggi?
“Nel futuro, il processo di autostima a livello sociale potrebbe avere delle ulteriori difficoltà. Questo perché, più passa il tempo, più ci ritroveremo di fronte agli schermi. Lo schermo è una vera e propria protezione rispetto alla realtà. Quando io parlo con una persona attraverso lo schermo, quando mi interfaccio con la realtà attraverso uno schermo, io utilizzo lo schermo come difesa. Perché tra lo stimolo e la risposta passa del tempo e, soprattutto, io non sono fisicamente con l’altra persona. Perciò, potremmo assistere sempre di più a quegli scenari dove troviamo quei leoni da tastiera, che sono dei bad boy su internet e poi nemmeno ti guardano quando ti incontrano. Oppure, quelle ragazze che su instagram sono ipersensuali e poi, quando le vedi dal vivo, sono imparanoiate perché non sanno se darti il profilo destro o il profilo sinistro”.
Qual è il rischio?
“Quindi, il rischio è proprio questo: l’autostima si costruisce nell’azione, nella realtà. Lo schermo potrebbe essere un po’ un ingannatore rispetto a ciò. Io non sono assolutamente contro i social, io stesso li uso tantissimo. Ma i social hanno l’obiettivo di farti passare dall’online all’offline. L’obiettivo è quello, non di rimanere un dio nel tuo videogioco, nel tuo avatar ma per permetterti di sviluppare competenze e aggiungere valore alla tua persona e a chi ti circonda“.
CONCLUSIONE
L’importante è quindi provarci! E se non si riesce o si ha bisogno di un aiuto, clicca qui per ottenere una consulenza da Romeo Lippi, “lo psicologo del rock”.
Instagram: https://www.instagram.com/lo_psicologo_del_rock/?hl=it
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