Psicologia e salute: tra storia, modelli, educazione e mass media
In questo articolo parleremo di psicologia e salute. La relazione fra stress e malattia non è di tipo semplice, ma dipende da differenze individuali biologiche e di personalità, dal contesto, dalle risorse che abbiamo a disposizione e, soprattutto, dalla percezione dell’evento stressante stesso.
Fino a poco tempo fa si pensava che lo stress psicologico contribuisse allo sviluppo di specifiche malattie fisiche. In particolare quelle cosiddette psicosomatiche, come ad esempio la dermatite. Successivamente, tuttavia, la ricerca ha messo in evidenza nuove relazioni tra fattori psicologici e malattie come: ictus, tubercolosi, diabete, leucemia, cancro, vari tipi di malattie infettive, e perfino la comune influenza.
Il cervello è collegato sia con il sistema endocrino (ormonale) che con il sistema immunitario. Nuove discipline come la neuropsicoendocrinologia e la neuropsicoimmunologia hanno contribuito a migliorare la nostra comprensione dei processi complessi. Processi che contribuiscono a produrre uno stato di salute o di malattia.
Le influenze psicologiche sui processi immunitari
Una ricerca degli anni Settanta pubblicata su Lancet evidenziava come le emozioni legate al lutto (in questo caso la perdita del coniuge) esercitassero un’influenza negativa sul sistema immunitario. In particolare tramite la riduzione della risposta ai mitogeni. Altre ricerche hanno evidenziato che esiste una relazione tra funzione immunitaria e qualità della relazione col coniuge e tra questa e la disoccupazione.
Il nostro cervello quindi, o meglio le sue funzioni mentali, sono in grado di comunicare con le cellule del sistema immunitario.
In che modo?
Un sistema immunitario attivato produce sostanze chimiche che possono essere “percepite” dal sistema nervoso. Si può dire che attraverso questi canali di comunicazione si può indebolire la resistenza del nostro organismo agli agenti patogeni (che producono malattia), o viceversa, si trasmettano dei segnali di rinforzo positivo. A quest’ultimo riguardo, fa notare il Prof. Bertini, le evidenze empiriche divengono purtroppo molto meno appariscenti.
È bene ricordare che sappiamo ancora molto poco circa la natura di queste relazioni. Ciò nonostante, queste ricerche hanno il grande merito di aver aperto un’altra breccia nelle barriere tra medicina e psicologia.
Fonte: ilfattoquotidiano
La psicologia della salute
La psicologia della salute è una branca degli studi psicologici che si occupa dei comportamenti, attitudini e convinzioni che riguardano il mantenimento dello stato di salute. Per illustrare, gli ambiti più interessanti riguardano la prevenzione e la percezione soggettiva del rischio che si basa sulla rappresentazione che gli individui hanno della malattia e della salute.
La psicologia della salute e la rappresentazione della malattia
Le risposte degli individui alle minacce alla propria salute sono mediate secondo teorie implicite nei confronti della malattia. Queste teorie si costruiscono sulla base di cinque elementi:
- identità (conoscenze e convinzioni circa se stessi);
- causa (cause esterne o interne della malattia);
- decorso temporale (quantità di tempo per la guarigione);
- conseguenze e cura (tipologia di cura).
Ciascun individuo ha una visione prototipica della patologia. In altre parole queste concezioni generali vengono richiamate alla memoria e confrontate con i sintomi attuali. In base a questo confronto viene intrapresa una linea d’azione. Nonostante siano delle visioni soggettive, sono stati teorizzati alcuni modelli che semplificano il modo in cui queste teorie implicite vengono elaborate.
La psicologia della salute: i modelli
L’Health Belief Model si basa sulla relazione tra la prevenzione e il grado di minaccia percepita. Quindi la percezione del rischio dipende da variabili demografiche e socio psicologiche, fattori esterni (media, amici, internet, ecc.) e interni (sintomi). Il bilancio tra benefici e costi porta all’azione preventiva.
La teoria della motivazione a proteggersi considera come fondamentale la percezione di vulnerabilità e di coping. Quindi l’individuo tende a proteggersi e curarsi quando si sente vulnerabile, ma è capace di mettere in atto delle difese efficaci non eccessivamente costose. Secondo questo modello, aumentare il grado di pericolosità della minaccia non induce a un aumento dei comportamenti preventivi se non è associata a una risposta ritenuta valida ed efficace.
La psicologia della salute e i modelli dinamici
Un secondo tipo di modelli sono quelli processuali o dinamici. Per spiegare, sono così definiti perché descrivono il processo di cambiamento del comportamento.
Un primo modello è quello transeteorico che individua 5 fasi:
- precontemplazione (non c’è ancora il bisogno di cambiare);
- contemplazione (si avverte la necessità di fare qualcosa di diverso);
- preparazione (pianificazione del successivo comportamento);
- azione (messa in atto);
- mantenimento.
Un altro modello è il processo di azione rilevante per la salute che considera il ruolo delle aspettative e dell’autoefficacia che influisce sulle intenzioni e sui piani d’azione.
In particolare vengono individuate due fasi: la prima è quella motivazionale, durante la quale si precisa uno scopo in base all’autoefficacia percepita e al rischio. La seconda fase è quella volitiva, quando l’individuo agisce per preservare la salute attivando risorse cognitive e comportamentali a seconda della situazione.
Fonte: crescitapersonale
Storia
Sin dagli Cinquanta e Sessanta del XX secolo si cominciò a considerare, nell’ambito degli studi di salute pubblica, l’incidenza degli stili di vita e della psiche sulla salute fisica.
La psicologia della salute, come disciplina autonoma, nasce ufficialmente nel 1976 negli Stati Uniti all’interno dell’American Psychological Association(APA), con la creazione della Divisione di Health Psychology. In Europa il primo Congresso di psicologia della salute fu tenuto a Tilburg nel 1986. Successivamente, la ESHP (European Society of Health Psychology) ha organizzato annualmente conferenze in varie località europee. Lo sviluppo della disciplina è stato rapido e costante negli Stati Uniti e in Europa, anche attraverso la pubblicazione di riviste e manuali, affiancati da master e corsi universitari per psicologi della salute.
Specificamente in Italia, a partire dal 1996, la disciplina è entrata a far parte dei curricula delle università. Nelle varie facoltà di Psicologia è infatti presente un modulo apposito di Psicologia della salute.
Sviluppo della disciplina
L’analisi delle principali cause di mortalità ha messo in risalto che sono in aumento i fattori scatenanti studiati dalla disciplina. Quindi quei fattori riguardanti le malattie croniche e cardiovascolari, e in generale legati al mantenimento di uno stile di vita poco sano e stressante. Questi processi rappresentavano nel 2004 il 48% delle cause di mortalità.
Soprattutto la crescente consapevolezza riguardo l’importanza della prevenzione, legata principalmente a fattori economici, ha favorito lo stimolo alla diminuzione dei fattori di rischio. Infatti lo sviluppo stesso della psicologia generale ha accelerato l’avanzata della nuova branca della disciplina fornendo strumenti per l’applicazione delle nuove conoscenze nel campo medico.
Il modello biomedico
Rispetto alla medicina, la psicologia della salute ha un’impostazione differente. Infatti si passa da un modello biomedico, basato sulla visione della malattia come una deviazione rispetto alla norma biologica, al modello biopsicosociale, che tiene conto di fattori biologici, psicologici e sociali nel valutare lo stato di salute.
Per il modello biomedico la malattia deve essere trattata come entità indipendente dal comportamento sociale. Quindi si tiene conto delle deviazioni comportamentali attraverso processi somatici, enfatizzando così la funzione del medico e una visione passiva del paziente.
Il modello biopsicosociale
Al contrario per il modello biopsicosociale la valutazione dello stato di salute di un individuo viene contestualizzata all’interno dell’ambiente psicosociale, attraverso un approccio sistemico. Tale approccio sottolinea la complessità della salute, valorizzando l’importanza dell’interdisciplinarità.
Il modello biopsicosociale si orienta verso la salute globale promuovendo la salute intesa come realizzazione di sé. Inoltre tale modello attribuisce importanza alla prevenzione, e considera vari livelli di analisi del paziente, gestendoli in associazione ai vari ruoli professionali nel campo medico.
Emozioni e salute
Il ruolo dei processi emozionali sulla salute è notevole. Nell’ambito della psicologia della salute essi sono principalmente legati alle differenze individuali, e vengono analizzati tenendo in considerazione gli effetti diretti sullo stato di salute dell’individuo.
Le emozioni possono produrre effetti non solo direttamente sulla salute, ma anche sugli health behaviors, facilitando oppure ostacolando il sostegno sociale e gli interventi necessari. Determinati processi emozionali, ai quali per esempio sono esposti individui irascibili, causano una vulnerabilità verso determinate malattie. Attraverso meccanismi che accrescono la percezione dello stress, queste persone si trovano infatti in uno stato di continua vigilanza nei confronti dell’ambiente esterno, stato che causa uno stato di hyperarousal (iperattivazione) psicofisiologico, talvolta accompagnato da atteggiamenti disadattivi come un maggior consumo di alcoolici e una tendenza al fumo.
Il sostegno sociale
Varie componenti delle relazioni sociali esercitano effetti positivi sulla salute. Il sostegno sociale produce effetti diretti sulla salute e sul benessere poiché le relazioni sociali garantiscono all’individuo esperienze regolari e un ruolo stabile, accrescendone l’autostima e la fiducia e stimolando l’adozione di comportamenti più sani.
Le persone che godono di elevato sostegno sociale sono maggiormente protette dall’impatto negativo dello stress. L’effetto delle reti sociali dipende particolarmente dall’atteggiamento dell’individuo e dal modo in cui esso riesce a stringere amicizie e ottenere sostegno, attività in cui sono favorite le persone meno ansiose e con maggiori competenze sociali.
L’educazione alla salute
Green-Kreuter, in Health promotion planning (1999), analizza l’importanza dell’educazione alla salute, che ha lo scopo di far conoscere alle persone le conseguenze di determinati comportamenti. Attraverso un approccio educativo è possibile rendere le persone maggiormente consapevoli e stimolarne quindi le azioni orientate alla salute.
L’educazione alla salute è rivolta soprattutto a modificare le azioni volontarie al fine di migliorare la salute.
Negli ultimi decenni l’educazione alla salute è migliorata con il miglioramento degli stili di vita, e le malattie infettive sono diminuite anche grazie alla sensibilizzazione prodotta dallo sviluppo della Psicologia della salute.
“Health Behaviours”
Per “comportamenti di salute” (health behaviours) si intendono tutte quelle azioni che devono essere attuate per ottimizzare il proprio stato di salute. Gli health behaviours sono collegati a parecchie variabili, quali credenze cognitive, aspettative, motivazioni, valori e percezioni. Al tempo stesso queste variabili sono modulate a loro volta da influenze sociali (delle reti sociali personali e della società in generale).
La psicologia della salute contribuisce alla diffusione di stili di vita sani e salutari, contribuendo ad accrescere nell’individuo la capacità di anticipare i problemi prevenendo morbilità e mortalità, e puntando alla diminuzione di comportamenti patogeni come la scarsa attitudine alla pratica sportiva, la dedizione al fumo, il sovrappeso e il consumo di alcolici.
L’ambito nel quale gli psicologi della salute operano maggiormente è quello delle scuole, considerate un contesto privilegiato nel quale l’utenza è composta da giovani che non hanno ancora rafforzato le loro abitudini negative. In questa fase di crescita è possibile intervenire con maggiore efficacia. La principale tecnica utilizzata è quella della “peer education”, una particolare metodologia di intervento tra pari (coetanei).
I mass media come strumento
Nell’ambito dell’educazione alla salute l’uso dei mass media ha enormi potenzialità. Attraverso i mass media è possibile infatti rafforzare tendenze positive già in attuazione in una determinata comunità, oppure attraverso modificazioni graduali variare il clima culturale e le pratiche associate a valori di salute, con il vantaggio di raggiungere simultaneamente porzioni significative di popolazione. L’utilizzo dei mass media talvolta non risulta però sufficiente a causa dell’impossibilità di controllare l’esposizione ai messaggi nonché la comprensione efficace globale.
L’omogeneizzazione dei riceventi al quale sono rivolti i messaggi infatti costituisce uno degli aspetti più problematici di questo strumento. Ciò determina una maggiore attenzione nella produzione dei messaggi che vengono così creati per essere diretti e rivolti a fasce di popolazione specifiche. La produzione dei messaggi avviene per mano di esperti pubblicitari che si impegnano in modo che le raccomandazioni possano più facilmente possibile tramutarsi in comportamenti conseguenti.
Fonte: Wikipedia
Conclusioni
Senza dilungarci ulteriormente sull’argomento, concludiamo l’articolo di oggi con una frase di Voltaire che riassume il senso di tutto ciò di cui abbiamo parlato:
“Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute.”
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