SMART WORKING: LAVORARE BENE DA CASA SUL LUNGO PERIODO
Le attività produttive e professionali devono fare ricorso allo smart working nella massima misura possibile fino al termine di questa emergenza, come previsto dalle misure intraprese dal Governo allo scopo di contrastare la diffusione del virus.
La necessità del distanziamento sociale ha così imposto dall’oggi al domani l’adozione di una modalità di lavoro di fatto nuova per milioni di lavoratori.
Il ricorso massivo in tutta Italia allo strumento del lavoro agile ha determinato un cambiamento radicale e profondo di abitudini che si riflette direttamente sull’approccio tra persona e lavoro. Proprio ora che le aziende sono chiuse, per essere operativi in modo esclusivo dalla scrivania di casa è stato compiuto un grande passo avanti per la digitalizzazione del Paese, in modo paradossale se pensiamo che per questa evoluzione è stato sufficiente affidarsi alla connessione casalinga e ad un pc portatile.
Cosa ne pensano gli esperti a tal proposito?
Carla Tassone, Psicologa, Neuropsicologa e Psicoterapeuta, ci offre qualche strumento per aiutarci a gestire questo modo di approcciare il lavoro e la sensazione di fatica che stiamo vivendo.
Innanzitutto, ci avverte che gli aspetti psicologici nella gestione del lavoro da casa, possono avere molto a che fare con le difficoltà che accompagnano il lavoro di tutti i giorni nella vita in ufficio, con due esempi concreti ad ampio spettro:
«Per quel che concerne la sindrome del burn out, o sindrome da stress lavoro correlato, i dati presenti al momento in letteratura fanno riferimento al lavoro svolto nella sua modalità più tradizionale.
Questo non vuol dire che lo smart working non possa rischiare di farci cadere in dinamiche similari. Uno nuovo stile di vita impone nuove regole di routine quotidiana»
Un’altra considerazione:
«Per quanto lo stile di vita connesso al lavoro da casa prevederebbe in linea teorica una maggiore conciliazione con la propria vita privata, è importante considerare come allo stato attuale questo si inserisca in una cornice più ampia di convivenza forzata. Occorre dunque porre una particolare attenzione alla tendenza individuale al multitasking, amplificata in questa situazione contingente.
Il processo del multitasking, così come lo sperimentiamo quotidianamente, non riguarda in realtà la capacità di svolgere più compiti contemporaneamente ma piuttosto un continuo spostamento dell’attenzione, da una cosa che stiamo facendo a un’altra, obbligandoci così ad un ripetuto shifting attentivo da un’azione A ad un’azione B con una possibile ricaduta sul carico cognitivo. A questo spesso si associa una risposta fisiologica corporea che, sul lungo termine, contribuisce ad un’alterazione della personale percezione dello stress e quindi ad un calo della prestazione anche in termini di produttività. Lo stress protratto ha infatti una ricaduta diretta sia sulla memoria che sull’attenzione».
Per migliorare quotidianamente la nostra percezione dello stress appare fondamentale «trovare degli spazi sani all’interno della giornata per tutelare il proprio benessere psicologico»
In particolare, essere produttivi, concentrati ed efficienti, occorre:
- Avere una sorta di planning, ovvero stabilire un programma e attenersi ad esso, aiutandosi con delle app per farsi un calendar.
- Trovare una routine che sia molto strutturata: rispettare gli orari dedicati ai pasti, alle relazioni e alla cura della propria persona.
- Utile utilizzare sveglie per cadenzare i momenti di break.
- Dedicarsi alla pausa pranzo con tempistiche adeguate, sfruttando questo momento per coltivare le relazioni con chi vive con noi.
- Quando il carico diventa eccessivo, concedersi qualche minuto di respirazione profonda.
- Creare uno spazio fisico concreto, es. una stanza, una scrivania che consenta a chi deve lavorare da casa di avere uno spazio mentale oltre che fisico.
- Dedicarsi alla meditazione.
- Fare attività fisica.
«Un aspetto fondamentale è quello della consapevolezza, intesa come capacità di portare attenzione ai propri stati interni e fisiologici e alla loro variazione in base al contesto. Bisognerebbe imparare a prestare attenzione alle manifestazioni di stress per avere cura di quanto sta accadendo e riconoscere le nostre reazioni e i nostri comportamenti quando il carico diventa eccessivo. »
Seguendo il fil rouge della consapevolezza, possiamo vivere queste settimane come un’opportunità di rivedere alcune modalità del nostro modo di interagire con i nostri colleghi. Sappiamo che formare e mantenere relazioni con i colleghi è una parte essenziale del lavoro, che sia in ufficio o remoto. Non essendo tutti nello stesso posto la socialità può risentirne così come l’allineamento sulle proprie attività, perché è più difficile avere delle relazioni con i colleghi tramite Skype o tramite video call.
Come collaborare in modo efficace da remoto con i colleghi?
«Inevitabilmente cambiano anche le relazioni tra gli individui, su tutti i livelli, poichè le comunicazioni non saranno più dirette ma saranno mediate da uno strumento tecnologico.
Bisogna prima di tutto chiedersi se un team che inizia a lavorare in smart working possedeva buone modalità comunicative e relazionali già prima di questa fase. I mezzi digitali cambiano radicalmente lo stile comunicativo e se da un lato possiamo aspettarci l’acuirsi di dinamiche pregresse già faticose, dall’altro non possiamo escludere che l’utilizzo forzato di mezzi alternativi possa favorire la generazione di nuove dinamiche più funzionali all’interno del team. Inoltre lo smart working non permette di vivere i momenti di maggior socializzazione con il proprio team di lavoro, poiché non è possibile la pausa caffè con i colleghi o il pranzo insieme.».
Chissà che i mezzi tecnologici non ci offrano anche un filtro per ponderare meglio le nostre reazioni a caldo, ora che siamo a distanza. Grazie a questo spunto potremmo al nostro rientro in ufficio aver maturato da remoto delle sane abitudini in modo inconscio.
Durante la giornata possiamo vivere dei momenti di entusiasmo seguiti da una sensazione di minor coinvolgimento per la nostra attività lavorativa.
«Va premesso che rispetto a quanto sta accadendo, una quota di attivazione emotiva e di alterazione dell’umore è fisiologica. Non dobbiamo spaventarci di un cambio di umore repentino perché giustificato da un cambio di contesto, di stili e ritmi di vita. Se il vissuto è però profondo e schiacciante l’invito è quello di rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta»
Il lavoro da casa richiede maggiore autodisciplina perché ci rende più liberi nell’organizzazione del tempo dedicato al lavoro. Solo perché nessuno ci guarda alle spalle, non significa che possiamo passare la giornata su Facebook o Twitter.
Come possiamo tenere un ritmo lavorativo costante ed evitare le distrazioni che abbiamo a portata di mano?
«Può accadere che in questo momento ci si senta autorizzati a protrarre le ore di lavoro anche oltre l’orario lavorativo e il numero di ore cumulate all’interno della giornata possa crescere notevolmente. Di nuovo puntarsi delle sveglie o degli alert che dettino le pause, può aiutare a distribuire il carico e a rimanere concentrati. Questo è un consiglio che si può dare anche agli studenti ».
Come ci immaginiamo che sarà rientrare in ufficio e che effetti possiamo ipotizzare che questo periodo avrà sul nostro modo di lavorare?
«Prima ancora che sul nostro modo di lavorare, forse dovremmo fare una riflessione sull’impatto che avremo proprio in termini emotivi. Possiamo auspicare ad un rientro in azienda graduale e con un occhio di riguardo ai tempi necessari al rispristino delle vecchie abitudini. Molto dipenderà dalle modalità adottate dalle singole realtà aziendali, dall’attenzione che verrà data al rientro, dando magari la possibilità a chi ne abbia esigenza di poter continuare a svolgere la propria attività da remoto in talune giornate».
Una ricerca dell’Osservatorio Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano elenca tra i principali benefici riscontrati dall’adozione dello Smart Working “il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%) e la crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti (35%)” .
Possiamo estendere i benefici dello smart working noti ad oggi anche al momento che stiamo attraversando?
«L’emergenza COVID- 19 è un vero proprio acceleratore di processi per cui sono in atto rivoluzioni culturali che implicano non soltanto il lavoro ma lo stile di vita nella sua complessità. Allo stato attuale non possiamo dare risposte in termini assoluti, le variabili in campo sono molteplici e molto dipende dal vissuto, dalla percezione e dalla storia del singolo.
Saranno centrali la disponibilità e la flessibilità nel modificare l’organizzazione aziendale sia da parte dell’azienda che da parte dei lavoratori. Sarà fondamentale capire come le aziende decideranno di ammodernarsi al rientro, proprio in ragione di questa esperienza di smart working attualmente in essere».