Pranoterapia: tutto quello che non sai al riguardo
La pranoterapia è una forma di medicina alternativa che si prefigge lo scopo di trattare diversi disturbi attraverso la semplice imposizione delle mani. Essa viene praticata ed esercitata dal pranoterapeuta o pranoterapista, talvolta chiamato anche “guaritore“.
Il concetto di “prana” deriva dalla religione induista ed indica l’energia vitale che anima tutte le cose, uomo compreso. Detto ciò, la pranoterapia dovrebbe quindi mirare a raggiungere il benessere più che altro spirituale di un individuo. Ciò nonostante, diversi pranoterapeuti propongono la pranoterapia come una vera e propria pratica terapeutica in grado di trattare svariati disturbi.
Purtroppo però l’efficacia della pranoterapia non è stata ancora scientificamente provata e, per tale ragione, non è accettata dalla medicina moderna.
Storia
Il termine pranoterapia deriva dal sanscrito “प्राण (prāṇa)”, che significa “respiro vitale/energia vitale“, e dal greco antico “θεραπεία (therapéia)”, che significa “cura/guarigione” e quindi “terapia“.
Il primo centro di pranoterapia nasce in Italia, a Torino, negli anni 1970. A partire dagli anni ‘80 la parola “pranoterapia” conosce un successo presso gli stessi guaritori italiani che operano con l’imposizione delle mani. In seguito, grazie al rilievo mediatico delle pubblicità di numerosi pranoterapeuti, la pranoterapia entra rapidamente nella cultura italiana.
La pranoterapia si propone come continuazione ed evoluzione di antiche pratiche tradizionali, presenti solitamente nelle campagne italiane, usate da guaritori che operano con l’imposizione delle mani. Essa integra la tradizione, generalmente legata alla dimensione soprannaturale e alla superstizione, tentando di dare una spiegazione scientifica o presunta tale del fenomeno. Ipotesi comuni al riguardo sono quelle del “magnetismo animale”, del mesmerismo e talvolta anche alcune riprese dalle filosofie orientali (teorie energetiche); dalla fine del XX secolo esse stanno influenzando la medicina alternativa occidentale.
A partire dagli anni ‘90 la pranoterapia si manifesta come una realtà rilevante in Italia. Nonostante l’origine recente della parola, il fenomeno ha raggiunto una vastissima rilevanza. A tal punto che in italiano si usa chiamare col nome “pranoterapia” anche tutte quelle pratiche che presumono la guarigione tramite il semplice contatto delle mani di una persona; persona ritenuta dotata di qualche potere taumaturgico, con la parte malata.
Siccome non si tratta di una terapia nel senso medico del termine, sono stati proposti i termini “prano-pratica” e “prano-tecnica”. Attualmente un progetto di legge, riguardante tutte le discipline olistiche in generale compresa la prano-pratica, giace in parlamento dal 2006. Ad oggi la prano-pratica è regolamentata come professione solamente nella regione Toscana come disciplina bionaturale.
I criteri
I criteri su cui si basa la pranoterapia ruotano sostanzialmente intorno al prana, ossia al soffio vitale. Secondo la religione induista esso anima ciascun organismo, sia in salute che malato.
Stando a quanto detto dalla filosofia alla base della pranoterapia, l’organismo si ammalerebbe a causa di alterazioni dei livelli energetici di un individuo. In altre parole, questa medicina alternativa afferma che la gran parte delle patologie che colpiscono l’uomo è causata da uno sbilanciamento del prana all’interno dei pazienti.
Sempre secondo le basi della pranoterapia, il guaritore è una persona dotata di un’energia maggiore rispetto agli altri individui. Egli è quindi capace di individuare gli squilibri del prana presenti nelle persone malate. Una volta individuati tali alterazioni, il pranoterapeuta sarebbe perciò in grado di trasferire al paziente malato parte della sua energia. In questo modo riporta l’equilibrio nel prana dell’individuo e tratta il disturbo.
Più nel dettaglio, la pranoterapia afferma che il guaritore è in grado di trasmettere per “biorisonanza” dei campi elettromagnetici cerebrali in forma di biofotoni a determinate frequenze che possono variare in funzione del disturbo che si vuole trattare.
Per cosa è prescritta?
Il prana, come abbiamo detto, è un concetto ripreso dalla religione induista, e per questo tale pratica dovrebbe essere utilizzata per il benessere spirituale. Tuttavia, alcuni operatori propongono la pranoterapia come pratica terapeutica, soprattutto per emicranie, ernie, mal di schiena, traumi fisici di varia natura, dolori articolari e reumatici, disturbi gastrointestinali. Solitamente, alla pranoterapia vengono affiancate anche delle diete per “aiutare il ripristino del corretto equilibrio energetico”.
Benefici e controindicazioni
Il pranoterapeuta non cura e non può curare nel senso medico del termine. Come pratica terapeutica la pranoterapia non ha ancora avuto alcun riscontro scientifico sulla sua efficacia, ad eccezione dell’effetto placebo. Una seduta di pranoterapia induce comunque un forte senso di rilassamento, che favorisce la qualità della vita e, spesso, il miglioramento della situazione di dolore. Non utilizzando farmaci e non prevedendo interventi cruenti, la pranoterapia non ha effetti collaterali. Come controindicazione, sarebbe bene affidarsi a un medico quando si ritarda l’approfondimento diagnostico o una cura specifica oggettivamente efficace.
Per chi è utile
La maggior parte dei pranoterapisti si limita a curare patologie senza un’evidente base organica, quali cefalee, ansia, nevralgie e dolori reumatici. Non mancano operatori che sostengono di aver trattato e addirittura guarito pazienti con danno cerebrale, neuropatie degenerative, artrite reumatoide, endocrinopatie e persino tumori maligni. Al momento, non vi sono però riscontri scientifici che possono confermare tali risultati.
La pranoterapia non offre certezze assolute, quindi l’operatore non dovrebbe millantare i suoi risultati in via preliminare, con il rischio di illudere il paziente. È necessario esporre sia successi che insuccessi, non nascondendo la possibilità di un risultato nullo, né trascurando di avvertire il soggetto dell’eventuale acutizzazione dei sintomi, all’inizio o nel corso della terapia, configurabile come normale reazione soggettiva alla terapia stessa. Un primo passo verso la pranoterapia lo può compiere chi è interessato al relax e al benessere del proprio stato psico-fisico. Tuttavia, una folta schiera di pazienti è solitamente rappresentata da soggetti affetti da forme croniche che non possono conseguire una guarigione clinica, ma che comunque riescono a mantenere entro limiti tollerabili i propri disturbi.
La legge in Italia e all’estero
È in cantiere una legge ‘mille proroghe’, grazie alla quale la pranoterapia dovrebbe avere un certo riconoscimento ufficiale, con la costituzione di uno specifico Albo professionale, nell’ambito delle discipline naturali, che dovrebbero comprendere, in Italia, anche naturopatia, Shiatsu, riflessologia, massaggio cinese Tui na, massaggio ayurvedico e Reiki. Diventare pranoterapeuta implica una certa predisposizione ‘energetica’ di base, nonché un codice deontologico preciso e dettagliato. In seguito, si può frequentare lo studio di uno psicoterapeuta o frequentare corsi di pranoterapia. Un buon punto di partenza è sperimentare qualche esercizio energetico, come un esperimento da effettuare a casa. Sicuramente aiuta anche leggere libri sulla pranoterapia e consultare il parere di pranoterapeuti di chiara fama.
Sul sito scienzaeconoscenza è riportata una serie di affermazioni attorno alla pranoterapia da parte di Nelli Giorgio, consulente energetico e pranoterapeuta.
Nelli lei è un consulente energetico. Potrebbe spiegarci meglio di cosa si occupa e cosa si intende con questo termine?
Il consulente energetico è un esperto di discipline energetiche e dei tipi di tecniche che possono essere usate per aumentare il benessere personale. Esse includono una serie di pratiche che vanno dal reiki, al karuna reiki, al theta healing, al pranic healing, alla pranoterapia. E ancora al trattamento dei corpi astrali, all’aura, ai chakra, agli ambienti e al come informatizzarli e caricarli. Io mi occupo di questo, infatti tutto ciò che energia è il mio settore.
Tra le varie tecniche del benessere lei utilizza una specifica metodologia?
Opero utilizzando diverse tecniche che possano favorire e migliorare il benessere, in base a ciò che reputo in linea con l’unicità del cliente e con la diagnosi o il problema con cui mi arriva. Posso utilizzare, per esempio, la pranoterapia; ossia passando le mani sulla persona dove si avverte la variazione di energia lavoro in scarico e in carico, ma non solo. Di solito, quando ho davanti qualcuno che ha un disturbo, punto a riportarlo in equilibrio. Reinformo la sua coscienza in modo tale che si riorienti in un contesto che gli appartiene. La coscienza viene portata al suo equilibrio naturale e automaticamente ciò si riflette nell’ambiente in cui vive facilitando il benessere psico-fisico su più livelli.
Quali sono gli effetti principali di queste pratiche sull’organismo? Ci sono disturbi in cui sortiscono maggiori risultati?
È molto soggettivo e dipende dalla persona. Cistiti, e infiammazioni a livello intestinale come colon irritabile, gastrite, ernia iatale: tutto ciò che è gastroenterico ha un ottimo risultato in termini di benessere personale. Anche sulle ossa, sulle ernie, sulle protrusioni, sulla rottura dei legamenti è stata accertata un miglioramento nella velocità di cicatrizzazione. Essa è evidenziabile attraverso successivi esami clinici di riscontro rispetto alla situazione di partenza.
Nel corso della sua lunga esperienza ha notato che migliorano più quelli che credono o quelli che non credono?
Quelli che credono hanno i maggiori risultati in termini di incremento del benessere psico-fisico e in questo l’amore è fondamento. Di tecniche ce ne son tante ed io ne ho studiate altrettante, ma se non si è allineati all’amore e alla verità non si può niente. Questa è la base. Perché è proprio l’autenticità che permette di manifestare l’energia migliore necessaria per la salute.
A seguito di ciò, e dopo avervi presentato il quadro generale della pranoterapia, penso sorga spontanea una domanda a tutti voi:
Ma è vero che funziona?
Come già sottolineato, la pranoterapia non ha mai avuto alcun riscontro scientifico riguardante la sua efficacia. Fanno eccezione alcuni casi riguardanti l’effetto placebo.
Esistono studi che dimostrano come il rilassamento, la meditazione e il benessere mentale influenzino la frequenza cardiaca. La risposta agli stress e la reazione alle infiammazioni danno quindi l’idea che la pranoterapia agisca su questi aspetti del nostro organismo. Altri studi hanno dimostrato un moderato effetto della pranoterapia sul dolore acuto e cronico, sull’ansia, sulla qualità della vita dei pazienti oncologici. Tuttavia, le prove scientifiche finora raccolte sono insufficienti per dimostrarne il reale beneficio terapeutico come analgesico.
Inoltre, è ancora dubbia la capacità del pranoterapeuta di riuscire a percepire il campo energetico del paziente. Uno degli studi più celebri sull’argomento è stato pubblicato sul Journal of the American Medical Association nel 1998. I ricercatori convocarono 21 pranoterapeuti con diversa esperienza e li fecero sedere davanti a uno schermo con dietro, non visibile, una bambina. I pranoterapeuti dovevano mettere le mani in un contenitore e capire, grazie alla loro capacità di “percepire i fluidi energetici”, se l’aura della bambina fosse più vicina alla loro mano destra o la sinistra. I risultati furono chiari e deludenti: solo il 44% dei pranoterapeuti identificò la mano giusta. Gli autori hanno concluso che è ingiustificato l’uso di questa pratica da parte dei professionisti sanitari.
Conclusioni
La pranoterapia, tra tutte le terapie olistiche che abbiamo affrontato sul sito, risulta forse quella meno nota. È pur vero che quando la scienza si rifiuta di accettare una pratica, il giudizio su di essa tende ad essere assai vario e discusso. Detto questo, la pranoterapia non ha comunque alcuna controindicazione, perciò non c’è davvero nulla da perdere in caso la si volesse sperimentare! Ricordatevi sempre però di affidarvi ad esperti, e non a coloro che si spacciano per tali, poiché in mani incapaci anche la più innocua delle medicazioni può diventare un rischio!
Nella speranza che l’articolo vi sia piaciuto, vi invito a lasciare un commento qui sotto e a condividerlo con chiunque pensiate possa esserne interessato!