Ippoterapia per disabili: tutti i benefici della riabilitazione equestre

Ippoterapia: anche detta Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è un complesso di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. Tra le varie discipline, esiste anche l’ippoterapia per disabili. Il cavallo infatti, è da sempre considerato un animale sensibile e di grande intelligenza. Per tale motivo, l’ippoterapia può essere una buona medicina per chiunque abbia subito un trauma. L’ippoterapia ha origini molto antiche. La prescrizione dell’equitazione a scopo terapeutico si riscontra già nell’opera di Ippocrate di Kos (460-370 a.C.) che consigliava l’ippoterapia ai suoi pazienti per curare l’insonnia.

Ippoterapia nella storia
Non abbiamo testimonianze di pratica dell’ippoterapia nel Medioevo e in Età Moderna. Tuttavia possiamo dire che l’equitazione fosse pratica alquanto comune in queste epoche. Inoltre questo animale era usato anche nel lavoro dei campi e quindi gli uomini avevano con esso grande familiarità.La pratica ippoterapica fu poi introdotta negli Stati Uniti e in Canada intorno al 1900. Dopo la prima guerra mondiale, il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione in Scandinavia e in Inghilterra Nel 1969 fu creato negli Stati Uniti il primo centro specializzato in terapia equestre. Nello stesso anno nacque NARHA, l’associazione che coordina e riconosce ufficialmente queste terapie. In Italia invece, l’ippoterapia è stata sperimentata negli anni ’70 dalla dott.ssa Danièle Nicolas Citterio, che ha dato impulso all’uso del cavallo in medicina. Grande merito va anche all’opera dell’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE).
La sperimentazione in Italia
Danièle Nicolas Citterio, fondò dunque l’ANIRE. Così sperimentò la riabilitazione equestre come forma di terapia che desse benefici nell’ambito neuromotorio e dello sviluppo delle abilità relazionali dei soggetti disabili. La sua terapia toccava l’autostima, la fiducia e la gratificazione “incentivata dalla relazione uomo-animale”. In Italia inizialmente era usata come sostegno alle cure tradizionali per problemi neuro-motori e di tipo psico-motorio. L’utilizzo è stato poi allargato ad autismo, traumi gravi, paralisi cerebrale infantile, sindrome di Down, disturbi del linguaggio e del comportamento. Le attività si basano sulla cura della relazione col cavallo e con l’ambiente, un corretto approccio al cavallo e la conduzione dell’animale. Tutto questo viene poi “sviluppato in modo naturale a seconda delle capacità e delle situazioni individuali”.

Le quattro fasi della terapia
“L’ippoterapia consiste nell’induzione di miglioramenti funzionali, psichici e motori attraverso l’attento uso dei numerosi stimoli che si realizzano nel corso dell’interazione uomo – cavallo”.
Si distinguono quattro fasi della terapia:
- Maternage: fase preliminare del paziente che, insieme al terapista, comincia il suo approccio al cavallo;
- Ippoterapia : consiste nella somministrazione degli esercizi terapeutici al soggetto malato che non si occupa direttamente dei movimenti e degli altri stimoli provenienti dal cavallo ma a questi risponde automaticamente. Questa fase è tanto più efficace quanto più attenta è la scelta e la progressione degli esercizi somministrati dalla equipe medica;
- Riabilitazione equestre: fase avanzata della cura. In essa il paziente controlla direttamente il cavallo attraverso le proprie azioni;
- Re–inserimento sociale: punto di arrivo ottimale di tutto il programma terapeutico. Il reinserimento sociale può essere realizzato attraverso il mezzo del cavallo in quella parte dei pazienti che abbiano superato i deficit psico-motori originari che erano di ostacolo alla piena affermazione della persona.
Ippoterapia e autismo
“Un tocco di magia…T. ha avuto il privilegio di condividere quel momento idilliaco con i due cavalli. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di quest’incontro. Non ci sono più autismi, comportamenti strani, stereotipie, ansie. Due entità pure che si studiano a distanza ravvicinata e poi si sfiorano con leggerezza e reciproco rispetto”. (Natalia Poggi) Non ci sono parole migliori per descrivere l’empatia che si crea nel momento in cui un ragazzo è invitato a prendersi cura di un cavallo. Aumenta il senso di responsabilità, e tutta la sfera emotiva è investita di sensazioni positive. Dal tatto all’olfatto, gli stimoli sono costanti. E sappiamo bene che una vita stimolante fondamentale per l’integrazione dell’autistico. La memoria, la concentrazione, l’attenzione e i muscoli sono chiamati all’azione. Tutto il sistema psicofisico viene allenato ad aprirsi all’esterno per aumentare il senso di sicurezza e di stabilità emotiva dei ragazzi autistici.

Il cavallo: dolce e socialmente accettato
La terapia con i cavalli è utile per persone con disabilità psichiche, fisiche o sensoriali, per le persone con disturbi psicologici, linguistici o di apprendimento. E anche per le persone con problemi di emarginazione o disadattamento sociale. Può essere utilizzata da adulti e bambini, anche nella stimolazione precoce. Perché il cavallo? Il cavallo è un animale dolce, silenzioso, adatto e socialmente accettato e trasporta le persone. Le sue grandi dimensioni danno fiducia e sicurezza. A livello fisiologico il cavallo trasmette al nostro corpo calore che aiuta a rilassare muscoli e legamenti e il flusso sanguigno dell’animale stimola il sistema circolatorio. Inoltre il cavallo trasmette impulsi ritmici alla cintura pelvica, alla colonna vertebrale e alle gambe del cavaliere, fornendo stimoli in grado di regolare il tono muscolare e la coordinazione. La marcia del cavallo trasmette anche un modello di locomozione tridimensionale e un senso di movimento e slancio in avanti.
Ippoterapia: benefici fisici e psicologici
I benefici fisici dell’ippoterapia equina dunque comprendono lo sviluppo del tono muscolare, facendo lavorare diversi muscoli contemporaneamente, aumentando la forza, la resistenza, l’equilibrio, il coordinamento e migliorando le capacità motorie. Per quanto riguarda i suoi benefici psicologici, la terapia equina consente di associare sensazioni fisiche a nuove reazioni psicologiche in relazione a se stessi e all’ambiente. Quasi tutte queste sensazioni sono legate all’area psico-affettiva, ma anche alla stimolazione cognitiva e all’espressività. In questo senso, la terapia equina aumenta l’autostima e la sicurezza, promuove l’autonomia e l’autocontrollo, migliora la comunicazione, la concentrazione e l’attenzione e sviluppa il rispetto per gli animali. “C’è qualcosa nel cavallo che fa bene all’anima dell’uomo“. (Johan Wolfgang von Goethe)

Conclusione
“L’handicap è una difficoltà sempre nuova da affrontare, ogni giorno diversa. In questo i nostri amici animali ci possono aiutare. In sella le difficoltà sembrano meno difficili da superare, l’handicap sbiadisce. I cavalli, per prima cosa, non fanno differenze, vogliono bene a chi li tratta con rispetto ed affetto. Ci proteggono se ci vedono in difficoltà, con loro si crea un rapporto che può durare tutta la vita. Loro si ricordano di noi, anche dopo tanto tempo. Gli amici restano nel cuore di questi grandi creature. A cavallo siamo tutti re”. (Michela Lomazzi)