Pilates e depressione: perché ci aiuta e in che modo
Oggi parleremo di un’altra forma di attività, meno “statica” e più di movimento, che aiuta comunque a ritrovare un equilibrio psico-fisico ottimale. Parliamo del Pilates (per saperne di più su questa attività clicca qui ). Giorni fa, una mia amica, nonché istruttrice di Pilates Federica Romenzi, (la trovate su Instagram con il nome Fedelates ), mi ha inviato un documento scritto da Monica Bonadiman, psicologa e istruttrice di questa disciplina, dove viene affrontato il tema Pilates e depressione.
Ho trovato da subito molto interessante quello che ha scritto ed è per questo che voglio descrivere in breve cosa questa collega ha riportato e scoperto dalla sua esperienza personale sul binomio “Pilates e depressione”
Prima di entrare nel vivo, do una veloce definizione di cosa sia la depressione. Possiamo definirla come una patologia caratterizzata da sintomi consistenti in un abbassamento del tono dell’umore: il depresso sente se stesso, la propria vita, la realtà circostante in maniera spiacevole e dolorosa. Sono presenti sentimenti di tristezza, di abbattimento, di pessimismo e di dolore. Possono presentarsi sintomi quale inappetenza, iperfagia, insonnia, mancanza di energia.
Dal documento si legge come il Pilates sia una disciplina che ha a cuore il benessere non solo fisico ma anche psicologico. “I 10 principi che guidano ogni sessione non mirano alla mera esecuzione dell’esercizio, ma un processo di trasformazione che porta al raggiungimento del benessere globale della persona con un vero e proprio cambiamento nello stile di vita”.
Si parte dal presupposto che il nostro corpo sia lo specchio della nostra mente e viceversa. Quindi la postura che noi assumiamo, non è solo la conseguenza del nostro stato d’animo, ma ciò, vale anche per il contrario, ovvero se con il tempo vengono assunte posizioni erronee, per esempio di chiusura, spalle curve, mento basso, si rischia di comunicare al corpo un messaggio di disagio e “poca energia”, che di conseguenza potrebbe alimentare la sintomatologia depressiva.
Questo viene testimoniato da alcune ricerche, sempre riportate da questa ragazza nel suo documento, una di Richard Petty, professore di psicologia alla Ohio State University, che ha individuato un’area del nostro cervello che riflette le nostre emozioni, se ci sentiamo bene, quest’area invia segnali a tutto il corpo di benessere, rilassandolo. La cosa interessante che ha scoperto, però, è che quest’aerea non distingue se lo stimolo sia solo psicologico o fisico. Quindi se assumiamo posture di chiusura, inizieremo a provare emozioni e sensazioni di “chiusura”. ( Briñol, P., Petty, R. E., & Wagner, B. (2009). Body posture effects on self-evaluation: A self-validation approach. European Journal of Social Psychology, 39, 1053-1064.).
Altra ricerca importante che ha riportato Monica, riguarda Amy Cuddy, dell’Università di Harvard, dimostra come le posture possono influire i nostri livelli di cortisolo e testosterone, avvalorando l’ipotesi secondo cui se lavoriamo bene sulle nostre posture possiamo influire positivamente sulla nostra psiche.
Ritorniamo al fulcro del discorso, Monica, basandosi anche sulle ricerche appena accennate, decide di conciliare le sue due passioni (psicologia e Pilates) e seguire una signora di mezza età, che soffriva da tempo di depressione.
Le ha stilato un programma diviso in tre parti, e della durata di 13 settimane, in cui la signora si impegnava a eseguire degli esercizi specifici, (infatti nel documento sono decritti degli obiettivi, da raggiungere facendo determinati esercizi).
Al termine di questo periodo la signora, sperimentava uno stato di benessere psicofisico, migliore, si vedeva più soda, e di conseguenza ciò l’ha portata a curarsi di più.
Monica conclude dicendo “Non mi è possibile provare “scientificamente” in che misura il Pilates abbia aiutato Simona nella gestione della sua Depressione nella vita quotidiana, ma dalla prima all’ultima lezione ai miei occhi si sono verificati dei cambiamenti sia nel corpo che nell’atteggiamento con il quale Simona veniva a lezione.”
Quello che è certo è che, come descrive la mia collega:
“Il Pilates aiuta diversi aspetti che possono influenzare in maniera positiva la salute e l’equilibrio psicologico:
• Miglioramento della postura, della forza, dell’energia fisica e di conseguenza sviluppo di una migliore immagine che la persona ha di sé;
• Maggiore consapevolezza del proprio corpo;
• Lavoro nel “qui ed ora”: la persona impegna tutte le sue energie mentali e fisiche nel presente, lasciando al di fuori dello studio pensieri e preoccupazioni;
• L’impegno settimanale diventa anche un’occasione per uscire di casa, relazionarsi con l’insegnante, incontrare nuove persone, sperimentare abilità sociali;
• La varietà e il progressivo raggiungimento di esercizi sempre più complessi porta ad un aumento dell’autostima, della fiducia in sé stessi e della motivazione.
CONCLUSIONI
Ancora una volta possiamo affermare come mente e corpo siano legati in un binomio indissolubile, e come uno influenzi l’altro. Per questo è importante sapersi prendere cura di noi avendo una visione olistica, che comprenda sia la mente che il corpo. Come evidenzia la mia collega, il Pilates può migliorare i sintomi della depressione, con tutta una serie di elementi che a cascata sembrino favorire un circolo virtuoso, che potrebbe aiutare il soggetto ad uscire dall’impasse della patologia.
Per chi avesse piacere a leggere il documento della Bonadiman può andare sul nostro sito (www.gruppohito.com), e scrivermi nella chat.
Laura Di Paoli è una psicologa iscritta all’albo degli psicologi della regione Lombardia n. 22523.
Instagram: https://www.instagram.com/gruppohito/?hl=it
SitoWeb: www.gruppohito.com
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