Insegnanti per disabili: 5 modi per incrementare il loro benessere
Insegnanti per disabili, oppure insegnanti di sostegno, è questione di terminologie. L’insegnante per le attività di sostegno è un insegnante specializzato assegnato alla classe dell’alunno con disabilità per favorirne il processo di integrazione. Non è pertanto l’insegnante dell’alunno disabile, ma una risorsa professionale assegnata alla classe per rispondere alle necessità educative che la sua presenza comporta. Le modalità di impiego di questa risorsa per l’integrazione, vengono condivise tra i soggetti coinvolti (scuola, famiglia) e definite nel Piano Educativo Individualizzato. Al di là della definizione canonica del MIUR, che risponde alle faq in modo impeccabilmente professionale, gli insegnanti per disabili aprono un mondo. Un vero e proprio cosmo, di impegno, dedizione, empatia, un gigantesco iceberg di cui vediamo, o vogliamo vedere, solo la punta.
Tutto ciò considerato, presentiamo alcune possibili strategie per lenire le difficoltà degli insegnati per disabili e riuscire a incrementare il loro benessere .
5 modi per incrementare il benessere degli insegnanti per disabili
- RIQUALIFICARE IL RUOLO DELL’INSEGNANTE SPECIALIZZATO
- OFFRIRE PERCORSI DI SPECIALIZZAZIONE
- METTERE A DISPOSIZIONE SPAZI E ATTREZZATURE
- MIGLIORARE IL TRATTAMENTO ECONOMICO
- SBUROCRATIZZARE IL LAVORO
Andiamo a scoprirli più nel dettaglio.
1. RIQUALIFICARE IL RUOLO DELL’INSEGNANTE SPECIALIZZATO
Al di là delle descrizioni ministeriali, il ruolo degli insegnanti per disabili, è oggi molto svalutato. Considerati docenti di seconda serie, dagli stessi colleghi, spesso non vedono l’ora di riconvertirsi in insegnanti disciplinari. Una scorciatoia insomma, perché i posti come insegnanti per disabili abbondano sempre, basta fare il sacrificio per cinque anni. Cinque anni sono infatti il termine obbligatorio che gli insegnanti di sostegno devono “patire“, prima di poter tornare alla vita. O per meglio dire, alla loro materia d’origine. E non parliamo di pathos come passione, che occorre per fare questo mestiere, o forse, per compiere questa missione. Finché non cambierà la percezione dei disabili allora, non potrà essere compresa la nobiltà di questa branca dell’insegnamento.
2. OFFRIRE PERCORSI DI SPECIALIZZAZIONE
La formazione degli insegnanti per disabili è ancora lacunosa e frettolosa, non offre una specializzazione, né una professionalizzazione esaustive. Si tratta per lo più di una semplice infarinatura di concetti generali della psicologia e della pedagogia, spesso astratti e poco aderenti alla realtà. La vera sfida degli insegnanti per disabili si combatte poi sul campo, giorno per giorno, con scarsi prerequisiti e con la necessità di imparare dall’esperienza. Gli insegnanti per disabili dovrebbero essere equiparati agli psicologi, ai pedagogisti e agli operatori socio-educativi, oltre che ai docenti. Perché svolgono tutti questi ruoli contemporaneamente, attuano una didattica speciale, personalizzata, ma estesa ai gruppi. L’altra questione nodale dei percorsi, riguarda poi gli alunni disabili. Viene da chiedersi infatti quali siano i percorsi giusti per l’inclusione, se passino attraverso la tradizionale classe scolastica e se questa non sia piuttosto, il vero elemento discriminante ed esclusivo.
3. METTERE A DISPOSIZIONE SPAZI E ATTREZZATURE
La questione degli spazi e delle attrezzature dedicate riprende in toto il punto precedente. Stendiamo un velo pietoso sulla disponibilità, anche e soprattutto economica in tal senso, ma spieghiamo il perché servirebbero. La disabilità passa attraverso un ampio ventaglio di patologie, da affrontare con strategie specifiche e personalizzate. Dai disturbi dello spettro autistico, all’ADHD, esistono tante difficoltà che non possono essere semplicemente trattate con l’inclusione scolastica. In molti casi occorrono spazi e attrezzature, terapie specifiche, non sempre o quasi mai esplicabili in un gruppo di 20 e più ragazzi. In che modo un docente, che deve prepararsi da solo e da solo deve affrontare le problematiche, può lavorare? Forse con la bacchetta magica? Magari con una preparazione seria (che il Ministero non offre) e con più mezzi a disposizione.
4. MIGLIORARE IL TRATTAMENTO ECONOMICO
Lo stipendio degli insegnanti per disabili è lo stesso degli altri insegnanti: già questo basterebbe a definire il problema. Nessuna polemica, ma è sotto gli occhi di tutti che gli italiani guadagnano poco. Non mi riferisco soltanto agli insegnanti, ma a tutti componenti della pubblica amministrazione. Non per essere venali, ma un adeguato compenso rappresenterebbe un buon incentivo a intraprendere questo difficile lavoro. Oggi fare l’insegnante per disabili è soprattutto una scappatoia, o meglio una scorciatoia per raggiungere il cosiddetto ruolo, tanto agognato dal popolino. E soprattutto per avere un incarico d’insegnamento a due passi da casa. Anche perché, negli incomprensibili metodi dei CSA (ex Provveditorati) per assegnare le cattedre, la lontananza dalla propria residenza continua, inspiegabilmente, a essere un must. Sarà banale ripeterlo, ma un aumento di stipendio farebbe migliorare la situazione. In fondo tutti sanno che senza denari non si cantano messe.
5. SBUROCRATIZZARE IL LAVORO
Poveri dunque e anche sommersi dalle scartoffie. A parte le continue, lunghe, inutili riunioni (gli organi collegiali sono degli inutili soviet, disse un uomo saggio), le carte da riempire sono davvero troppe. È ovvio che il lavoro debba essere tracciabile, ma l’insegnamento, soprattutto ai disabili è una questione di cuore e passione, di rapporto personale ed empatico. Gli insegnanti per disabili sono tutori, guide, angeli custodi, tutto meno che burocrati. Se le scartoffie prenderanno il sopravvento, forse lo hanno già preso, questo meraviglioso lavoro sarà totalmente svuotato di senso.
Insegnanti di serie B
Un fantasma si aggira per la scuola italiana , una figura mitologica, metà docente e metà sirena ed il suo nome è “Insegnante di sostegno”. Si narra che abbia un’aula, più spesso un’auletta, dove realizza misteriosi lavori e nella quale si entri solo con password segrete. I bambini “normali”, i nostri figli, non devono avere contatti con la maestra metà sirena, perché hanno la loro maestra e non sta bene mischiarsi con le sirene. Tuttavia, se la maestra Sirena non ha nulla da fare, potrà, portandosi dietro il suo bambino, rispondere ai tanti bisogni della scuola: fare supplenza a destra e a manca, portare in bagno i bambini, se serve anche passare l’aspirapolvere, non si sa mai.
Tra il serio e il faceto, le parole di Simone Consegnati riportano i principali luoghi comuni riguardanti gli insegnanti per disabili. Spesso non godono di grande considerazione, né tra i colleghi, né tra i genitori. Baby-sitter, tappabuchi, animatori, tuttofare all’occorrenza: sono queste le principali critiche di cui soffre la categoria. Già gli insegnanti sono abbastanza bersagliati, quelli di sostegno poi… E invece, vogliamo sottolinearlo, gli insegnanti per disabili sono docenti specializzati, professionisti che al titolo di studio specifico hanno aggiunto un secondo titolo che li abilita a lavorare sull’inclusione.
Conclusione
Se nella classe di vostro figlio è presente un insegnante di sostegno, siatene felici, potrà migliorare, e di molto, la qualità del tempo scuola non solo del vostro piccolo, ma di tutto il gruppo classe. (Simone Consegnati)
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Disabili a scuola: 5 proposte per incrementare il loro benessere – cataldi.com
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