La comunicazione efficace: 10 strategie per esercitarla
Nel lontano 1967 Paul Watzlawick e altri esponenti della Scuola di Palo Alto, pubblicarono la “Pragmatica della comunicazione umana”, da cui nacquero i 5 assiomi della comunicazione. Il primo ci dice che non si può non comunicare, ed è un principio semplice ma esprime bene l’essenza della comunicazione. Sappiamo bene, però, che non è altrettanto facile fare in modo che si verifichi una comunicazione efficace.
La comunicazione efficace è fondamentale per evitare l’insorgenza di conflitti e di incomprensioni, e per impedire di ferire e offendere, anche involontariamente il nostro interlocutore.
Ti è sei mai chiesto perché vieni frainteso?
O perché le persone non ti capiscono?
Bene, forse è arrivato il momento di adottare 10 strategie vincenti per avere una comunicazione efficace, che esporrò qui di seguito:
- Usare l’ascolto attivo
- Essere empatici
- Evitare le barriere comunicative
- Emozionare
- Essere coerente con il corpo e quello che si dice
- Usare uno stile assertivo
- Saper sintonizzarsi con gli stili rappresentazionali
- Creare rapport
- Fare domande
- Persuadere
- Usare l’ascolto attivo
Il termine “attivo”, non è casuale, in quanto tale processo, implica il saper accogliere attivamente i pensieri dell’altra persona, mettendo da parte i propri punti di vista ed opinioni per poter accogliere a pieno quegli degli altri. Non dimentichiamoci che il silenzio è d’oro, e usare questa capacità, implica il saper tacere al momento giusto. Questo perché si dà spazio all’altra persona di svelarsi, nel pieno del suo flusso, sapendo di poter avere un valido interlocutore in grado di ascoltarlo e capirlo.
2. Essere Empatici
Implica il saper riconoscere lo stato emotivo altrui, comprendendolo, come se fosse nostro, è legato all’ascolto attivo, e se usati entrambi possiamo parlare di “ascolto empatico”, ovvero condiviso e partecipato, che massimizza la capacità comunicativa.
3.Evitare le barriere comunicative
Possiamo definirle, come un insieme di atteggiamenti che bloccano il flusso comunicativo, impedendo alla persona di fidarsi dell’altro, e quindi di aprirsi. Sono molteplici, tra cui il giudizio, la moralizzazione, consigli non richiesti, ridicolizzare, etichettare, interpretare, razionalizzare, parlare per frasi fatte, banalizzare. Sono tutti quei modi di fare che creano un rapporto comunicativo non equilibrato, perché tendono a sminuire, esplicitamente o implicitamente, le emozioni e i pensieri dell’altro.
4. Emozionare
Il miglior modo di comunicare è quello di saper emozionare, le emozioni accendono ricordi, rievocano situazioni, stimolano il processo empatico, ed hanno la meglio nei processi decisionali, annullando almeno momentaneamente la corteccia prefrontale, quella che programma e progetta le azioni e prende decisioni. Se ci si emoziona anche le persone più riflessive, tenderanno a farsi coinvolgere, facendosi prendere da un momento di tenerezza o di nostalgia, o rimanendo affascinati dalle immagini toccanti di un video, accettando magari di donare qualche soldo ad un’associazione di beneficenza.
5. Essere coerente con il corpo e quello che si dice
La comunicazione usa diversi canali, che possono essere verbali, come le parole, e non verbali, e qui parliamo dei gesti, dell’espressioni del viso, della postura. Se questi elementi non sono allineati all’interno di uno stesso messaggio, è difficile che la comunicazione possa essere efficace. Non solo, ma il messaggio che verrà poi recepito è quello non verbale, a cui si tende a dare più importanza. Quindi se dico ad un collega “Bravo, sono fiero dei tuoi risultati!” mostrando un’espressione serena ed entusiasta, accogliendolo a braccia aperte, avrà un significato diverso se glielo dovessimo comunicare con il broncio e le braccia incrociate.
6. Usare uno stile assertivo
Essere assertivi vuol dire saper esprimere le proprie opinioni in maniera serena, dando spazio alle opinioni altrui, mostrando fermezza e calma. Tale capacità implica il sapersi affermare senza imporsi, manifestando i propri diritti comunicando in modo diretto ma non minaccioso. Si crede in sé stessi e nei propri valori, riuscendo allo stesso tempo a infondere e a donare fiducia agli altri. Si è lungimiranti e si sanno buttare le basi per relazioni future. Generalmente è una caratteristica ricercata in un buon leader.
7. Saper sintonizzarsi con gli stili rappresentazionali
Partendo dal presupposto che la mappa non è il territorio, ogni individuo usa modalità peculiari per entrare in relazione con il contesto, servendosi soprattutto dei propri sensi. Ogni individuo ha dei canali preferenziali, e la sua percezione della realtà viene influenzata dal canale prevalente. Esistono persone principalmente “visive”, che tendono a relazionarsi con la realtà per immagini, gli “auditivi” più sensibili quindi agli stimoli acustici, e in fine i “cinestetici” ovvero danno priorità al linguaggio del corpo. Un buon comunicatore è colui che sa bilanciare in egual misura tutti i canali, riuscendo quindi, ad entrare in sintonia con più persone.
8.Creare rapport
Possiamo considerare il rapport, come un’abilità nel sapersi relazionare con gli altri donando un senso di fiducia e comprensione, predisponendo ad una situazione di sintonia. È la base per lo sviluppo di una relazione di fiducia, che si costruisce con il tempo, dimostrando di aver capito le esigenze dell’altro e di poter fare di tutto per aiutarlo. Per fare ciò ci si avvale di specifiche tecniche.
9.Fare domande
Gli antichi Greci individuarono l’importanza del dialogo strategico, ovvero porre domande più che fare delle affermazioni. Infatti se si vuole convincere qualcuno, il miglior modo è quello di farlo con le sue stesse argomentazioni. Il fare domande infatti, aiuta a capire la posizione dell’altro e poi strutturando le domande in un determinato modo, possiamo portare l’interlocutore ad essere d’accordo con quello che sono le nostre opinioni. La comunicazione efficace implica, anche il capire se l’interlocutore ha afferrato il concetto appena esposto, e il porre le domande è il miglior modo per scoprirlo.
10. Persuadere
Se parliamo di persuasione generalmente ci evoca un’immagine di manipolazione, ma ogni interazione e relazione, comunque presuppone un cambiamento. È impossibile non essere influenzati o non influenzare. Roberto Cialdini individua sei principi di comunicazione persuasiva, adatti a entrare in relazione con l’altro, che vengono utilizzati soprattutto come strategie di vendita e può essere molto utile per la comunicazione efficace:
– principio della reciprocità: tendiamo a contraccambiare quello che abbiamo ricevuto da un’altra persona.
–principio di coerenza: le persone hanno bisogno di percepirsi coerenti, e quindi continueranno a perseguire una linea di condotta per non apparire inaffidabili agli occhi delle altre persone.
–principio della riprova sociale: tendiamo a prendere in considerazione l’opinione degli altri quando ci troviamo in una situazione di incertezza o dubbio, se vediamo che un prodotto è stato già testato da altre persone ci sentiremo rincuorati e più invogliati ad acquistarlo.
– principio Likeness: tendiamo a dare più ascolto a chi ci piace, ovvero a chi ci rispecchia di più, perché magari ha i nostri setssi interessi o aspetti che percepiamo come simili a noi.
– principio dell’autorità: è più probabile che personaggi che abbiano un certo status o titolo siano considerati più attendibili.
–principio della scarsità: più un bene è raro è più viene considerato appetibile.
Conclusioni
Quindi se dovessimo riassumere cosa vuol dire comunicare in modo efficace potremo dire che significa sapersi relazionare in maniera chiara e convincente con qualsiasi interlocutore e in modo soddisfacente, tenendo presente dei diversi canali comunicativi verbali e non verbali. Vuol dire, entrare in relazione con l’altro in maniera empatica, ascoltare attivamente, rispettare i diritti di chi ci sta di fronte. Bisogna anche sapere però, che la comunicazione efficace è una competenza che si acquisisce con il tempo, alleandosi nel saperla mettere in pratica.
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Laura Di Paoli è una psicologa iscritta all’albo degli psicologi della regione Lombardia n. 22523.
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