VALENTINA DALLARI: QUANDO NOI DONNE SIAMO GUERRIERE
Essere forti non significa non essere fragili, così come essere donne non significa non essere guerriere. Ho voluto intervistare una donna con la D maiuscola come Valentina Dallari, in un’intervista dove si è raccontata a 360 gradi, senza filtri.
Chi è Valentina?
Domanda interessante. A dire il vero non lo so nemmeno io. Bianco e nero,
buona e cattiva, felice e tormentata. Sono un mix di tanti antipodi, non è
facile però. Ogni giorno sono diversa dal giorno prima.
Qual è il ricordo più bello della tua infanzia?
Se c’è una cosa che riconosco ai miei genitori è quella di avermi sempre fatto
credere alle magie. La magia del Natale, delle favole, la magia delle vacanze.
Crescendo mi rendo conto che mi manca quel sentimento di speranza e
felicità estrema che mi facevano provare. Essere bambini è sempre bello
sotto certi punti di vista, ti accontenti di poco, ma sogni in grande.
I tre aggettivi che più ti rappresentano e il perché:
Eclettica, tormentata, selvaggia. Sto ancora cercando di tracciare le linee
della mia personalità. Faccio ancora fatica a leggermi e comprendermi, ho
una personalità così complessa e unica in qualche modo, che mi porta ad
essere imprevedibile anche verso me stessa. E’ come stare in compagnia di
qualcuno che conosco ma che non conosco. Penso più di quanto vivo, penso
anche mentre dormo, sogno tanto, ma sono senza regole, mi sono messa un
guinzaglio solo per darmi certi limiti, per soffrire di meno, per essere una
persona civile. Userei altri tre aggettivi, se posso. Tre sono pochi. Romantica,
emotiva, buia.
Di cosa parla tuo libro “Non mi sono mai piaciuta” e quali messaggi vuole
inviare al lettore?
Non è stato facile scrivere questo libro, se non avessi avuto limiti di pagine
credo che sarei arrivata tranquillamente a 500. Farlo da sola è stato
bellissimo, ho sempre amato scrivere e mi sono sentita senza freni, potevo
scrivere qualunque cosa, il comando lo avevo io e solo io. Non mi sono mai
piaciuta è come me. Mescolato. Uno tsunami di pensieri diversi, assemblati,
scritti senza filtro e senza alcuna paura di confondere. Volevo che il lettore si
catapultasse nella mia mente, come se fosse me in quel momento. Odio dare
consigli, non riesco neanche a darli a me stessa, ma volevo lasciare diversi
messaggi: solidarietà, comprensione, giustizia, dolore, rinascita, volevo che
chiunque potesse avere materiale sul quale riflettere, ma non sulla mia vita,
ma sulla loro. Come dallo psicologo. Una cosa che ho capito dalla malattia è
che ci sono tante persone che stanno male, e non intendo solo di DCA o di
altri problemi di salute, esistono tante persone che vivono nelle ansie, nelle
insicurezze, nelle paranoie, senza avere mai però coraggio di dirlo. Volevo
allungare una mano, volevo essere un’amica, una sorella, una madre, una
fidanzata, quello che voleva e di cui aveva bisogno in quel momento il mio
lettore. Sono molto orgogliosa di quello che ho fatto, anche se una parte di
Valentina pensa che avrei potuto fare di più. Ma è proprio quello che fa parte
di me. Io sono così, e tradotto, significa che è andato tutto bene.
Cosa ti ha aiutata maggiormente nella tua risalita e nel riprendere la tua vita
in mano?
La voglia di lottare. Quella nessuno te la da, se aspetti l’aiuto esterno non ti
muoverai mai. Quando ho capito che il disagio, la malattia, veniva da dentro
e non da fuori ho capito che solo io potevo mettere a bada i miei pensieri,
lavorare, mettere tutte le carte in tavola. Appoggiarmi a qualcun’altro era
stato sbagliato. Se una persona se ne va, ti crolla di nuovo tutto adosso.
Prima di arrivare a questa consapevolezze c’è voluto tantissimo lavoro, tante
cadute e tanti sbagli. Ancora oggi sento di avere bisogno di essere seguita
da un terapeuta. I crolli tornano sempre, travestiti da insicurezze, d pensieri
negativi, ma basta affilare le unghie, alla fine ho imparato a riconoscere il mio
nemico.
Quanto è importante per te la musica e la musicoterapia?
La musica è la mia vita. Sentita un miliardo di volte questa frase, ma per me
lo è davvero. Passo il 70% della giornata con le cuffie, non riesco neanche a
uscire senza averle, mi sento a disagio, mi viene l’ansia. Quando ero
ricoverata la musicoterapia era la mia attività preferita. Ci chiedevano di
proporre canzoni e di spiegarci i nostri stati d’animo, di scriverli, di suonarli, di
disegnarli, di cantarli. Ogni volta ero la prima ad alzare il braccio. Così mi
sono fatta conoscere. Non potevo oppormi a qualcosa che era così naturale
per me. Quando ho le cuffie mi sento cullata nei miei pensieri e mi entra
dentro che un fiume in piena. E’ come un pugno che sfonda la porta, un
pugno nello stomaco. Non esiste cosa più profonda per me. Niente arriva
così a fondo, nessun uomo, nessun amico, nessun’attimo. Il libro è stato
scritto con le cuffie, avrei lasciato il foglio totalmente bianco se non l’avessi
accesa. Senza di lei non ci sarebbe stato niente. E’ la mia migliore amica, ci
nuoto dentro e ritrovo tutte le sfaccettature di me stessa, tutti i miei lati così
diversi, e farli incontrare è come fare l’amore.
Qual è il rapporto col tuo corpo oggi e col cibo?
A livello fisico, dipende molto dal mio umore, talvolta dalle circostanze. Sono
una lunatica, e la mia percezione mi segue. Sono soddisfatta di come riesco
a gestire le mie paranoie, quando arrivano le so riconoscere, come quando ti
rendi conto che sta per piovere. E dopo quell’oretta di demoralizzazione,
inizio a combatterla ricordandomi di tutto quello che ho fatto, mi faccio dei
complimenti, mi coccolo, mi prendo cura di me, e pian piano se ne vanno.
Con il cibo sono molto più serena, ormai ho ben capito che il problema non
sta li.
Quanto è importante star bene con se stesse e con gli altri?
Credo che sia la cosa più importante. Subito dopo la salute. Senza amarsi
non puoi amare gli altri, non puoi goderti le piccole cose, la vita, non puoi e
basta. E’ come vivere in un film di cui sei solo spettatore. Ci vuole tanto
tempo e tanta pazienza, ma voglio credere che con il tempo e il lavoro si
possa arrivare a un compromesso giusto. E’ passato solo un anno dalle mie
dimissioni, e so che devo fare ancora tanto lavoro, e piano piano, cerco di
scoprirmi sempre nelle mie nuove sfaccettature. Scrivo sempre, mi rileggo,
cambio opinioni, cerco nuovi interessi, nuove ambizioni, nuove persone,
nuove città. Non bisogna mai stare fermi, questo è il mio modo per sentirmi
davvero viva.
Quale messaggio vuoi lanciare a tutte le donne che ci leggono?
Credete in voi stesse, lottate per voi stesse, perché nessun al mondo,
nessuna situazione, nessuna persona, potrà mai decidere per voi. Non esiste
alcun potere più forte di quello che avete dentro di voi, scavate a fondo se
volete arrivare in superficie. Amate chi vi merita, chi vi sostiene, chi vi elogia,
chi vi abbraccia, chi vi fa sorridere, e ogni sera, prima di dormire, non
scordatevi mai di ringraziarvi, quelle che siete e l’amore che date è solo
merito vostro, e di nessun’ altro al mondo.
Progetti futuri?
Sto cambiando città, ho deciso che è ora di iniziare un capitolo nuovo della
mia vita. Dopo tanti anni di dj set credo sia arrivato il momento di produrre
qualcosa di mio. Non voglio darmi scadenze perché l’ispirazione non si
comanda, ma vedremo dove mi porterà. Non vedo l’ora.
E sicuramente andrà lontano, perchè ascoltare se stessi è il primo passo verso la felicità e la realizzazione dei propri sogni. Il coraggio delle donne e il fatto di aver messo al servizio di tutti la propria storia per aiutare gli altri, non può che far onore a Valentina perchè, molto probabilmente, grazie a lei tante donne e tante persone in generale, vedranno uno spiraglio di luce in fondo al tunnel e troveranno il coraggio di parlarne con qualcuno. Perchè l’importante è non arrendersi mai e riprendere in mano le redini della propria vita.