I diritti delle donne in Arabia Saudita, tra modernità e tradizione
Volevano tornare a volare: questo è un viaggio nei diritti delle donne in Arabia Saudita, tra modernità e tradizione.
Donne che volevano guidare la loro automobile e sentire il vento sul viso nascosto dal loro abaya, senza che la mano del loro guardiano schiacciasse la loro libertà. Volevano guidare l’automobile come quelle che, incantate, guardavano sulla copertina patinata dei giornali. Volevano sentirsi donne e praticare dello sport come le atlete che guardavano in tv.
Cos’è successo negli ultimi anni?
Nel settembre 2017 la mobilitazione e la pressione di numerose attiviste del movimento “Women To Drive“, ha portato al decreto del re Salman che concede alle donne di guidare l’automobile. Dal giugno 2018, infatti, le donne possono guidare le auto. Tuttavia, ancora con l’autorizzazione del wali, lo sposo e protettore della donna.
A quale prezzo? Le attiviste del movimento “Women To Drive”, sono state prelevate e trascinate dalla polizia nelle carceri, dove hanno subito abusi. I loro corpi sono stati martoriati con le scariche elettriche. Il pensiero però di essere libere ha offuscato quel dolore disumano inflitto sulla loro pelle.
E oggi hanno conquistato molti diritti. Proprio come quelle donne sui giornali cui desideravano assomigliare.
I diritti delle donne in Arabia Saudita oggi
Quali sono i diritti delle donne in Arabia Saudita che con tanto sacrificio hanno rivendicato?
Oggi hanno il diritto di ottenere un passaporto e di viaggiare senza il tutore maschile. Lottano per avere eguali diritti in famiglia. Ad esempio il diritto di registrare matrimoni, divorzi, nascite, decessi e di altre documentazioni. E, nel 2011, hanno conquistato il loro diritto al voto.
Passo dopo passo le donne dell’Arabia Saudita stanno conquistando i loro diritti, ma la maggior parte delle donne è ancora schiava del loro guardiano. In Arabia Saudita la discriminazione di genere è una realtà che le autorità governative nascondono al mondo. In questi paesi c’è un gap molto forte tra donne ricche e povere. Le donne ricche vestite con il classico hijab rappresentano quell’Arabia Saudita conosciuta all’estero per il suo petrolio.
Le dure lotte delle attiviste saudite
“Queste riforme sono il frutto della campagna delle attiviste saudite che da anni lottano contro la discriminazione di genere. – ha dichiarato Lynn Hadloup, direttrice delle ricerche in Medio Oriente di Amnesty International. “Molte donne sono in attesa di processo e hanno il divieto di lasciare il paese. Loojain Al Mathloul, Samar Badawi e Nassima Al Sada, sono alcune delle attiviste dei diritti umani in carcere da anni, altre in libertà ma restano in attesa di processo, ma l’elenco è lungo. Altre quattordici persone sono in carcere dall’aprile 2019 per aver appoggiato le attiviste: tra loro c’è Sala Al Hai dar, figlia dell’attivista Aizza Al Yosef e il giornalista e il romanziere Abdullah e Farad Balkhash, sostenitore della campagna per i diritti delle donne in Arabia Saudita di guidare.
Cos’è successo quindi?
Il principe Mohammad Bin Salman ha concesso nel paese alcune riforme democratiche per guadagnare consensi tra la popolazione e cambiare l’immagine nel mondo del paese. “Se il principe della corona Mohammad Bin Salman fosse sincero in materia di diritti delle donne, rilascerebbe immediatamente e senza condizioni tutte coloro detenute per il proprio lavoro pacifico a favore dei diritti umani”.
“Se l’Arabia vuole mostrare al mondo che intende migliorare i diritti delle donne, allora le donne che sono in carcere per aver chiesto le riforme devono essere rilasciate immediatamente e senza condizione – conclude Maalouf – nonostante le riforme, le donne dovranno continuare a chiedere il permesso del tutore maschile per sposarsi. ”
Il 24 giugno 2018 è stato abolito il divieto di guidare. Le autorità saudite e la stampa governativa ha lanciato una campagna discriminatoria per screditare le attiviste e, per eliminare il divieto, accusate di destabilizzare l’organizzazione sociale della monarchia saudita. Nell’ottobre 2013 la campagna contro il divieto di guidare riprende, decine di donne pubblicarono in rete filmati in cui guidano l’automobile, ma i siti furono bannati.
I diritti delle donne in Arabia Saudita: il calcio femminile
Le donne del golfo non hanno smesso di combattere. Torturate, abusate, seviziate e plagiate dalla rigidità di dogmi fondamentalisti e religiosi, sono riuscite a conquistare il loro campionato di calcio. “L’istituzione di un campionato di calcio femminile – dichiara Lynn Maalouf direttrice delle ricerche in Medio Oriente di Amnesty International – sarà gradita dalla popolazione ma, come altre riforme sulle donne, riporta dolorosamente alla memoria la terribile situazione delle donne e degli uomini che per questo movimento hanno lottato.”
Ultimamente, l’Arabia Saudita ha fatto grande ricorso allo sport per ripulire la propria immagine internazionale. Ha cercato di sfruttare un settore attrattivo come strumento di pubbliche relazioni, in particolar modo dopo l’assassinio del giornalista Jabal Khashoggi. “Questo impulso verso il miglioramento della situazione delle donne in Arabia Saudita – ha aggiunto la direttrice – può essere benvenuto solo se ne faranno parte persone che per questo cambiamento hanno coraggiosamente lottato per decenni. Al contrario, queste persone si trovano ancora in carcere, sottoposte a processi persecutori, mentre i responsabili delle torture da loro subite, restano liberi”.
Cos’è successo all’attivista Loujain?
L’attivista saudita Loujain ha subito violenze in carcere e sottoposta a isolamento, sarà processata per rispondere di varie accuse legate alle campagne per la fine del divieto di guida e del sistema del guardiano maschile.
“Il fatto stesso che sia in corso questo processo –riprende Lyn Maalouf – rivela il vero volto delle ricerche in Arabia Esaudita”. “Come si può parlare di cambiamento se proprio le donne che hanno lottato per ottenerla sono punite?” prosegue Maloouf. “Le autorità saudite non solo devono annullare le ridicole accuse nei confronti di Loujain ma devono anche assicurare un’indagine indipendente e imparziale sul trattamento che lei ha subito in carcere e individuare i responsabili solo in questo modo, la questione delle riforme assumerà un minimo di attendibilità”.
L’Intervento di Amnesty International per i diritti delle donne in Arabia Saudita
Amnesty International ha chiesto che tutte le accuse nei confronti dell’attivista vengano annullate e che venga rilasciata immediatamente. Inoltre, ha chiesto di consentire a osservatori indipendenti di assistere all’udienza e di poterne riferire pubblicamente. Loujaidin è stata arrestata nel maggio 2018 insieme con altri attivisti donne protagoniste delle campagne per l’abolizione del divieto di guida per le donne e del sistema del guardiano maschile.
Un rapporto di Amnesty International ha denunciato come le autorità saudite usino il tribunale speciale per condannare scrittori, giornalisti, attivisti e sciiti.
L’istituzione di un campionato di calcio femminile
Proprio in questo territorio dove fino al 2018 le donne non potevano nemmeno andare allo stadio, è stata organizzata la Women football League. Un altro passo avanti verso la libertà di genere. Il campionato ha un montepremi di circa 130 mila euro, e nella prima stagione si svolgerà a Iyad, capitale dell’Arabia Saudita che si affaccia sul mar Rosso Gedda e Damman, sul golfo Persico.
Questo campionato è caratterizzato da turni che si svolgono nelle tre città per costituire le squadre campioni regionali. I team vincitori si qualificano con una competizione a eliminazione diretta e la WFL Champions CUP stabilisce il campione nazionale. In Arabia Saudita non esistevano squadre e club organizzati. Le donne giocavano solo a livello amatoriale, anche se era vigente un accordo con la Fifa dal 1956.
La situazione attuale
La donna fa fatica a essere concepita come individuo. Per questo lo sport è un mezzo prezioso di emancipazione femminile. La prima squadra ufficiale è stata creata nel 2008 ed è stata chiamata kinesudetede, mentre la città di riferimento per le competizioni resta Gedda. La prima partita si è giocata nel 2008 e gli allenamenti sono stati eseguiti lontani dalla vista degli uomini. La Fifa ha acconsentito alle donne di usare l’hijab mentre giocano, per mostrare apertura nei confronti della cultura araba. Sfortunatamente, una squadra nazionale femminile ancora non esiste.
Un lento progresso per i diritti delle donne in Arabia Saudita
I progressi in avanti stanno quindi lentamente compiendo, ma la storia del calcio femminile in Arabia Saudita è iniziata da poco. I governatori conservatori non considerano ancora la donna come una sportiva. Nel 2013, infatti, è stato creato un centro sportivo per le donne saudite. Qui vengono organizzati corsi di yoga, fitness e attività ricreative per i bambini. Nel 2018, poi, alle donne è stato inoltre concesso di andare allo stadio.
La stessa legge è stata approvata soltanto qualche mese fa in Iran, in simbolo del lento e necessario percorso che in Medio Oriente per la discriminazione di genere. Nel Global Gender Gap Report del 2019, l’Arabia Saudita si è classificata 146esima su 153, dimostrandosi uno dei paesi più arretrati sui diritti delle donne.
Le donne saudite non possono ancora fare tante cose
In Arabia Saudita le donne saudite non possono viaggiare in treno insieme agli uomini o esprimere un’opinione. Dunque, questi nuovi diritti delle donne in Arabia Saudita, aiutano conquistare il proprio ruolo nella società. Infatti sono istruite, si presentano e guardano il mondo attraverso Whatsapp, Instagram, e Facebook.
Una fotografia attenta dell’Arabia Saudita le riprende però ancora schiave dei loro guardiani. Lavorano in uffici interamente femminili, partecipano a conferenze, fanno le commesse dei negozi di lingerie e al supermercato. Non tutte vogliono guidare l’auto, alcune sono molto attente a controllare la propria immagine. Nel weekend c’è il brunch con le amiche o il picnic con le famiglie nel deserto. Tutte pregano Dio. La maggior parte dei sudditi prega in casa. La fotografia insomma di una società molto conservatrice.
Il parlamentino puramente consultivo, è formato da trenta donne, mentre gli uomini lavorano in una sala diversa. Molte di queste donne sono finite nella lista nera del governo per aver denunciato la politica conservatrice della monarchia saudita. I ricchi sono una piccola parte della società ma il governo non vuole che la società sia vista con il suo volto reale.
Prospettive future sui diritti delle donne in Arabia Saudita
I progressi in avanti stanno quindi lentamente compiendo. Tuttavia, la storia del calcio femminile in Arabia Saudita e in tutto il Medio Oriente è iniziata da poco. I governatori misogini e conservatori non considerano ancora la donna come una sportiva. Le donne dell’Arabia Saudita giorno dopo giorno continueranno a lottare. Una primavera araba ci sarà anche per loro. Non più come individui, non più schiave del loro guardiano, ma donne che ritorneranno a volare.