Adolescenti e visualizzazioni: sfogliare le pagine web senza leggere
Adolescenti e visualizzazioni: mi piace ma non lo leggo. I social network insomma sono la nuova “Bibbia dei Poveri“. Nel Medioevo le Chiese erano affrescate con scene bibliche perché la maggioranza della popolazione era analfabeta. E poiché la messa era celebrata in latino, quasi nessuno ne comprendeva il significato. Per ovviare a tale vuoto, venivano affrescati grandiosi cicli pittorici. Come dire che “chi non sapeva leggere, almeno poteva guardare le figure”. Nei tempi moderni poi, per le menti poco avvezze alla lettura furono creati i fumetti e i fotoromanzi. Infine per l’idiocrazia del nuovo millennio giunsero i social network.
Adolescenti e visualizzazioni: la ratio dei social network
“Ma Facebook era nato per il cazzeggio… e per conoscere le ragazze”. Quando Mark Zukerberg elaborò il progetto di un social network, pensò a mettere in contatto le persone, innanzitutto del suo campus universitario. E i primi iscritti, tra cui il sottoscritto, cominciarono a cercare i vecchi amici e successivamente a cercarne di nuovi. In seguito i social sono diventati quel “mare magnum” che ha inevitabilmente sommerso tutto e tutti. Tranne ovviamente quel manipolo di coraggiosi che hanno deciso di restare fuori o ai margini della rete social. Oggi i social network sono diventati un mondo parallelo, in cui viviamo, chattiamo e lavoriamo. E sono uno straordinario mezzo di divulgazione, se usati nel modo corretto. I loro punti di forza sono due: immediatezza e connettività. Ma in fondo anche i punti deboli (degli utenti). Adolescenti e visualizzazioni, un’immediatezza spesso trasformata in superficialità, una connettività spesso nevrotica e dispersiva.
La lettura allunga la vita? Parola di psicologo
È il titolo di un articolo che io stesso ho scritto qualche settimana fa. L’articolo parlava di tutt’altro e voleva essere un esperimento social(e). Ma si sa che un titolo altisonante e accattivante attira l’attenzione. Se poi c’è di mezzo la psicologia e la promessa di una vita più lunga… Non sappiamo se la lettura allunga la vita, ma sicuramente la allarga. “La lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre” (Italo Calvino). Prima di scrivere ho letto il parere di molti psicologi sui benefici della lettura. Tutti, ovviamente ne parlavano in termini positivi, ma nessuno parlava di allungamento della vita. Eppure è bastato a molti folli (perché per leggere, anzi visualizzare il sottoscritto, un po’ di follia è d’obbligo) guardare il titolo per approvarne la teoria.
Visualizzare non è leggere
Visualizzare: rendere apprezzabile con la vista, rendere visibile; far comparire su un teleschermo, su un videoterminale. Leggere: interpretare un sistema di scrittura in modo da decifrare parole e frasi. Definizioni prese dal dizionario. Eppure oggi i due termini stanno diventando sinonimi, anzi visualizzare sta sostituendo leggere (nella realtà quotidiana). Tornando all’articolo, ovviamente il titolo, ad effetto, non aveva nessuna attinenza con il contenuto. Ma serviva a “riempire la bocca degli stolti”, che hanno potuto citarlo a piacimento facendo sfoggio del niente. E la forma, semplice e breve dei periodi, ridotti quasi a pensierini da scuola elementare, serviva a rendere agevole la lettura… eventuale. Per comprendere il successo di questo esperimento avevo chiesto a tutti coloro che avessero letto fino in fondo l’articolo (in tutto soltanto 262 parole) di non mettere un like, ma di commentare sulla pagina facebook de il vortice e sulla personale di Francesco Martini scrivendo: “Letto”.
“Videtur ergo sum”: una filosofia di vita
Il risultato dell’esperimento è ovviamente visibile e alla portata di tutti per le dovute riflessioni. Sempre citando me stesso, la connessione in effetti è pericolosamente diventata iperconnessione e spesso dipendenza patologica, ma andrebbe attentamente valutata al riguardo l’evoluzione ipertecnologica della società , che taglia fuori da molti campi tutti coloro che tecnologici non sono; una dipendenza figlia della necessità. La visibilità risulta essere anch’essa una necessità, in un mondo che la richiede come requisito di base (un tempo nessuno doveva mettere la foto sul curriculum) per poter esistere; “videtur ergo sum”, senza contare poi che diventa una necessità dell’animo per chi deve vivere in una società spersonalizzata in cui si è numero più che persona. Una vera e propria filosofia di vita, pericolosamente indotta e ormai quasi irrinunciabile.
“Questa strana convinzione che un mi piace può aiutare”
Potrebbe sembrare paradossale detto da un cantante che ha costruito il proprio successo su youtube. E ancora più ipocrita se citato da chi diffonde i suoi contributi editoriali tramite Facebook e Instagram. Non si tratta di demonizzare i social, ma il sistema del “mi piace” è quanto di peggio esista. Perché testimonia la visibilità e la visualizzazione, ma resta sulla superficie delle cose, “la forma senza il contenuto”. I social network possono essere uno straordinario mezzo per veicolare la cultura, in tempi fulminei e in modo gratuito, o con costi irrisori. Il problema però è che oggi gli articoli non si leggono ma si visualizzano, si mette un like in modo quasi automatico e inconsapevole. Qualche tempo fa in una bella intervista, Gerardo Magliacano, ha detto questa frase: “un libro venduto non è automaticamente un libro letto” e io direi che “un articolo visualizzato non è automaticamente un articolo letto”.
Conclusione
Dunque i pregi della rete sono tanti e il rapporto tra adolescenti e visualizzazioni è sempre più stretto. La connessione è informazione, è comunicazione. L’assenza di e dalla connessione è motivo di esclusione. Esclusione dai processi formativi, dai processi lavorativi, dai social media e quindi da una buona fetta di vita quotidiana. Molto utile allora risulta capire quanto il rapporto tra adolescenti e visualizzazioni possa risultare virtuoso. Quanto cioè possa stimolare la lettura e la ricerca, andando oltre la semplice testimonianza della presenza. E se a questo, aggiungiamo l’analfabetismo funzionale, attestato su cifre allarmanti, la situazione è drammatica. In Italia è a repentaglio la sopravvivenza della letteratura, la quale esiste solo finché ci saranno lettori, quelli con la “L” maiuscola. “Un popolo che non legge rischia di fare rima con… si capisce, no? E di pastori e lupi in giro ce ne sono troppi”. (Gerardo Magliacano)