Sirimavo Bandaranaike, la vedova piangente prima donna premier
Quando si parla di Sirimavo Bandaranaike basta ricordare una sola data: il 20 luglio 1960, giorno in cui divenne primo ministro dello Sri Lanka. Prese il posto del marito che venne ucciso nel 1959 per mano di un estremista buddhista, diventando anche la prima donna al mondo ad essere premier.
E’ stata primo ministro per ben tre volte: dal 1960 al 1965, dal 1970 al 1977 e dal 1994 al 2000. Conosciuta anche come la vedova piangente, durante le sue campagne elettorali scoppiava spesso in lacrime.
Sirimavo Bandaranaike può essere considerata l’emblema del women’s empowerement se si parla di grandi donne a capo di un paese. Oggi vediamo Theresa May o ancor più Angela Merkel come donne capaci di influenzare l’Europa con le loro parole, ma il valore femminile inizia ad essere finalmente riconosciuto nel 1931 da un paese orientale.
Lo Sri Lanka, possedimento britannico sino al 1948 e conosciuto come Ceylon, è divenuto il primo paese in Asia a riconoscere il diritto di voto delle donne. Nel 1960 è stato anche il primo paese a nominare una donna premier.
Sirimavo Bandaranaike, la prima donna premier della storia
Sirimavo Bandaranaike è nata a Ratnapura il 17 aprile 1916 e ha fatto parte parte dell’aristocrazia del posto.
La sua educazione proviene dalle suore cattoliche a Colombo e per tutta la vita è stata una buddhista praticante.
Nel 1940, a soli 24 anni, si sposa con il politico SWRD Bandaranaike e ha tre figli. Sino al 1960 rimane distante dalla politica, se non fosse che è moglie di Solomon Bandaranaike, capo di governo. Fu proprio nel 1959, quando il marito venne assassinato per mano di un estremista buddhista che inizia la carriera politica di Sirimavo. Aveva 44 anni e ha guidato il paese a fasi alterne sino al 2000.
I meriti riconosciuti a Sirimavo
Nel 1960 vince le elezioni ma nel 1965 è costretta a dimettersi per la sconfitta dello Sri Lanka Freedom Party (SLFP). Ha portato avanti il programma di politica economica socialista del marito, valorizzato la neutralità delle relazioni internazionali e incoraggiato la promozione della religione buddhista e della lingua e cultura singalese. Grazie a lei molte imprese furono nazionalizzate e fece rispettare una legge che riconosceva il singalese come unica lingua ufficiale.
A lei viene attribuito il merito di aver negoziato con successo con il Primo Ministro indiano Lal Bahadur Shastri un accordo relativo lo status politico dei lavoratori delle piantagioni di origine indiana a Ceylon, ai quali non era più riconosciuto il diritto al voto poco dopo che era diventato indipendente. L’accordo, noto come il patto Sirimavo-Shastri, fu firmato nell’ottobre del 1964 a Nuova Delhi.
Nel 1964 una crisi economica e la coalizione della SLFP con il marxista Partito dell’Eguaglianza Sociale Singalese segnò la fine del suo elettorato che fu sconfitto nelle elezioni del 1965. In quel periodo, infatti, le differenze hanno cominciato ad emergere nel partito e 14 membri del Parlamento si ribellarono a Bandaranaike, unendosi all’opposizione per protestare contro il disegno di legge della stampa, che ha permesso al governo di assumere i media indipendenti.
La seconda volta alla guida del paese
Torna alla guida del governo nel 1970, a capo di una coalizione con il partito comunista e quello trotzkista. Inizia una campagna politica più radicale. Il suo governo limita ulteriormente la libera impresa, attua riforme agrarie e promulga una nuova costituzione, trasformando Ceylon nella repubblica dello Sri Lanka. Alla sua guida inizia un periodo complesso per il paese, con una grave crisi energetica internazionale. Ad alimentare il clima ci pensano anche i contrasti interni tra la maggioranza cingalese e la minoranza dei Tamil.
Riducendo le disuguaglianze sociali, Solomon Bandaranaike porta ad una stagnazione economica e il sostegno del governo al buddismo e alla lingua singalese alimenta il fervore della minoranza dei Tamil.
Il risentimento della popolazione in minoranza porta all’insorgere di diversi gruppi armati, tra cui le Tigri per la Liberazione della Patria che hanno portato ad una violenta campagna secessionista sfociata per più di vent’anni in guerre cvili e attentati.
Intanto, nel 1972 una nuova Costituzione proclama la Repubblica Demostratica Socialista di Sri Lanka. In questo clima, Sirimavo Bandaranaike viene contrastata dal partito UNP che va alla guida del governo. Il leader Jayawardene modifica la Costituzione e riusce a diventare anche Presidente della Repubblica.
Sirimavo e la perdita dei diritti sociali
Nel 1977, Sirimavo Bandaranaike viene accusata di abuso di potere e per questo privata dei diritti civili. L’incapacità di affrontare le rivalità etniche ed il disagio economico portano la SLFP a mantenere solo 8 dei 168 seggi all’Assemblea Nazionale durante le elezioni del 1977.
Nel 1980 il parlamento dello Sri Lanka toglie alla donna i suoi diritti politici, bandendola dal suo incarico. Solo nel 1986 il Presidente Junius Richard Jayawardana le concede il perdono, ripristinandole i diritti persi. Dopo aver riguadagnato un seggio in parlamento, Sirimavo diventa leader dell’opposizione nel 1989.
Famiglia Bandaranaike: il matimonio del secolo
Accanto alla sua vita politica c’è prima di tutto la vita privata. Il 2 ottobre 1940, Sirimavo Ratwatte sposa Bandaranaike dal quale poi prende il cognome. Si sposarono a Mahawelatenne Malawwa in quello che fu considerato dalla stampa il matrimonio del secolo.
La coppia si trasferì a Wendtworth nel Guildford Crescent di Colombo. Le loro figlie, Sunehra e Chandrika nacquero qui dove la famiglia visse sino al 1946.
Si trasferirono poi a Tintagele. Qui è nato il figlio maschio Anura nel 1949. Per i successivi 20 anni Sirimavo Bandaranaike ha dedicato la sua vita nel crescere la famiglia ed ad affiancare il marito nella sua vita politica.
Tutti e tre i figli sono stati educati all’estero. Sunetra ha studiato ad Oxford, Chandrika all’Università di Parigi e Anura all’Università di Londra. Tutti e tre, in seguito, sono tornati nel loro Paese per prestare servizio nel governo dello Sri Lanka.
L’eredità politica di Sirimavo Bandaranaike
Il periodo politico peggiore per Sirimavo Bandaranaike è proprio relativo al periodo in cui il governo UNP ha istituito una commissione d’inchiesta presidenziale per indagare sulle accuse secondo cui la donna ha abusato del suo potere d’ufficio per prestazioni personali e familiari. Lei si rifiutò di partecipare ai lavori della commissione, ritenendoli una vendetta politica. La commissione sostenne le accuse e fu privata dei diritti civili per sette anni, esclusa poi dal Parlamento nell’ottobre del 1980.
I suoi tre figli, nel frattempo, diventano personaggi attivi nel mondo politico, perfetti figli d’arte. Il figlio, Anura PSD Bandaranaike, viene eletto in parlamento nel 1977, diventando leader della fazione di destra della SLFP nel 1984. Voleva divenire leader del partito, ma la madre preferiva la sorella Chandrika. Per tutta risposta, Anura decide di disertare dal partito, alleandosi con il rivale United National Party nel 1993.
La figlia di Sirimavo Bandaranaike, Chandrika, rimase attiva nello SLFP prima di sposarsi con l’attore cinematografico Vijaya Kumaratunga nel 1978. Solo dopo l’assassinio dell’uomo nel 1988, la donna decide di tornare accanto la madre. Conduce la coalizione basata sulla SLFP, vincendo le elezioni nell’agosto del 1994.
Sirimavo e la fine di una carriera
Erede di una grande donna, la figlia Chandrika viene eletta Presidente della Repubblica e Sirimavo acquista nuovamente la guida del governo. La donna, tornata al potere, diventa portavoce di una grande campagna militare contro i Tamil nel 1995. E’ poi costretta per la terza ed ultima volta a dimettersi nel 2000 ma per motivi di salute.
Sirimavo Bandaranaike muore due mesi dopo, il 10 ottobre del 2000 per un infarto a 84 anni.