Persone LGBT credenti: le difficoltà di cui nessuno parla

È possibile avere Fede, quando le altre persone osservanti, che dovrebbero essere tuoi fratelli e sorelle, non ti accettano? Si può essere persone LGBT credenti, e professare la propria religione?
Nonostante sembri scontato da dire che l’orientamento sessuale o l’identità di genere non influenzano la propria fede, le persone LGBT credenti, si ritrovano a dover scegliere una cosa o l’altra.
Non vengono riconosciute dalle comunità religiose. Anzi, spesso anche ripudiate.
Una persona della comunità LGBT difficilmente è libera di professare la propria fede: non se è dichiarata, se ha fatto coming out all’interno della propria comunità religiosa.
È un problema reale, questo, eppure nessuno ne parla. O meglio, nessuno viene ascoltato.
Persone LGBT e la propria fede vissuta come controsenso

Spesso accade che una persona della comunità LGBT, in particolare omosessuale e/o transessuale, si allontani dalla fede.
Cresciute come cattoliche, musulmane, ortodosse, protestanti, ebree, queste persone, ad un certo punto si trovano ad un bivio: posso avere fede se Dio non accetta chi sono? Non è un controsenso?
Si ritrovano così costrette a pensare di dover scegliere: mantenere la propria fede e continuare a professarla, o vivere il proprio orientamento sessuale (e/o identità di genere), tralasciando il proprio credo.
Questo perché alcune autorità religiose non accettano e addirittura ripudiano le persone LGBT, quest’ultime proveranno timore e vergogna, paura di essere rifiutate sia dalla propria comunità religiosa, sia dal Dio in cui credono da sempre. Molte professioni religiose infatti condannano i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso, considerando peccatori e peccatrici chi non è eterosessuale.
Alcune persone riescono ovviamente a vivere apertamente la propria sessualità e seguire le tradizioni della propria religione. Molto spesso, però, è una vera e propria sfida.
Così, ancora molte persone LGBT credenti non vedono altra scelta che sposare una persona del sesso opposto, come una sorta di copertura, rinnegando agli altri e prima di tutto a sé stessi la loro vera vita. L’altra scelta più ovvia, è rimanere celibi/nubili a vita.
La testimonianza di Lu: bisessuale credente in Brasile
“Mi chiamo Lu e ho 18 anni. Abito nel nordest del Brasile, uno dei paesi più religiosi al mondo, e sono bisessuale credente.
Non mi definisco osservante di un’unica religione, dal momento in cui credo in molte cose. Sono stata però cresciuta secondo la dottrina cristiana cattolica, dato che lo è anche la mia famiglia.
Fino a due anni fa, nel profondo avevo paura che la comunità religiosa sapesse del mio orientamento sessuale e temevo possibili risvolti negativi. Questo perché si sente una grande quantità di brutalità commesse per odio nei confronti della comunità LGBT.
Per questo ho anche paura di fare coming out con i miei genitori.
Penso che mio padre non avrebbe problemi, ma mia madre sì.“
Ricorderemo infatti il recente caso nel 2018 dell’assassinio di Marielle Francisco da Silva, conosciuta soprattutto come Marielle Franco, politica e attivista per i diritti civili. La donna, omosessuale, è stata uccisa a Rio de Janeiro da due poliziotti, scatenando indignazione in tutto il mondo.

Lu continua “In generale, in Brasile il clima è molto intollerante verso le persone appartenenti alla comunità LGBT. Soprattutto se consideriamo che il Brasile è il paese con il più alto tasso di mortalità di persone transessuali. La media di vita di una persona transessuale qui è di 35 anni. Scioccante.“
Il Brasile è lo stato con il maggior numero di cattolici al mondo, un paese famoso per l’omofobia e la transfobia, se non tra i più pericolosi per persone LGBT. La politica dell’attuale presidente Bolsonaro, d’altra parte, fa intendere che non ci si aspetta nulla di buono: dai comizi carichi d’odio alle leggi disumane, sembra difficile estirpare l’intolleranza.
“Ovviamente ci sono chiese che accolgono gay, lesbiche, transessuali, tutti/e.” – Lu intende quei gruppi religiosi LGBT-affirming che tra poco spiegheremo, diffusi in tutto il mondo. “La maggior parte delle Chiese però, ci condannano. Ripudiano chiunque non sia cisgender eterosessuale.“
Gruppi religiosi LGBT-affirming

Esistono gruppi religiosi, sottocategorie delle dottrine maggioritarie (cristianesimo, ebraismo, islamismo) che da sempre mostrano supporto e inclusione verso persone della comunità LGBTQ+.
I gruppi religiosi di affermazione lesbica, gay, bisessuale e transgender, in inglese chiamati anche gay-affirming ma anche LGBT-affirming, sono i gruppi religiosi che accolgono i membri LGBT e non considerano l’omosessualità o il cambio di genere come un peccato.
Alcuni di questi gruppi sono composti principalmente da membri non LGBT e organizzano programmi specifici per accogliere le persone LGBT. Sono specialmente diffusi negli Stati Uniti d’America, ma è possibile trovarli in tutto il mondo.
Progetto Gionata: un supporto per omosessuali credenti in Italia
Esiste un portale su fede e omosessualità, chiamato Progetto Gionata, il quale raccoglie alcune testimonianze ma soprattutto articoli di supporto per persone LGBT credenti.
Un progetto che riunisce sotto il suo tetto più di 40 comunità di omosessuali cattolici che chiedono ascolto alla Chiesa.
L’obiettivo delle persone attiviste che seguono il sito, è quello di far passare il messaggio che essere persone LGBT credenti, non è una croce. Non si è perseguitati/e, né ripudiate. Se le altre persone non accettano la comunità LGBT, Dio, lo fa.
Le parole di un pastore che tutte le persone LGBT credenti dovrebbero sentire

Vi riportiamo la risposta di un pastore ad una lettera di un ragazzo gay credente mandata al Progetto Gionata. Egli, depresso perché non si sente libero di esprimere la sua sessualità, poiché la sua Chiesa (evangelica pentecostale) condanna il suo essere, scrive nello sconforto una lettera d’aiuto. La risposta del pastore:
“Apro la mia lettera con alcune parole che certamente hai già sentito, ma che forse non hai mai pensato al fatto che Gesù le avesse pronunciate proprio per te: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato” (Gv 3.16-18).
Il giudizio ci circonda, ci strangola, nessuno sembra poter vivere senza fare i conti con esso. Eppure Dio, ha voluto svelare il vero volto del “giudizio”: l’incapacità di vedere il nostro prossimo per quello che è, cioè un essere per cui Gesù è vissuto ed è morto in croce.
E Dio ha voluto spostare i “paletti” del giudizio, dalle opere alla fede. Chi dice cos’è giusto o sbagliato? Come fa uno che non è innamorato a dire a te che il tuo essere innamorato è sbagliato?
Noi evangelici affermiamo che è Gesù che salva, non le regole ecclesiastiche. Però non è sufficiente conoscere la verità, se si finisce solo per applicarla agli altri: essa vale anche per noi. […]
Se la disciplina della tua chiesa ti sbarra il passo rispetto a quel Gesù che perdona e accompagna, allora puoi metterla tra parentesi.
Nella vita noi abbiamo un sacco di timori, ma “nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo”. (1Gv 4,1): io non dico che tu devi scacciarla, perché a un certo punto il dovere incatena, ma puoi farlo, perché Gesù ha liberato le persone che ha incontrato dai demoni che li incatenavano!
È chiaro che non puoi vivere fingendo di essere ciò che non sei – faresti infelici te stesso e le persone che incontri. Sei prezioso per quel che sei, non per quello che tenti di fare per non dispiacere il pastore, gli anziani, i loro parametri morali. […]

Le parole di Papa Francesco sull’omosessualità
Un tempo sembrava impensabile che il Papa potesse dire di accettare le persone omosessuali, anziché dire che devono essere “convertite”.
Papa Francesco è stato (ed è) un rivoluzionario, possiamo dire. Anziché rimanere chiuso ai problemi della società, ha voluto comprenderli.
Ha fatto parlare tanto di sé quando ha detto in un discorso “I gay non vanno discriminati, devono essere rispettati, accompagnati pastoralmente. Si può condannare qualche manifestazione offensiva per gli altri. Ma il problema è che con una persona di quella condizione, che ha buona volontà, che cerca Dio, chi siamo noi per giudicare?“.

Se sembrava un barlume di speranza, quel “chi siamo noi per giudicare”, bisogna in realtà contestualizzarlo.
L’accettazione di cui lui parla, purtroppo, è ben diversa dal reale significato del termine.
Infatti, Papa Francesco ha detto anche “quando si vede qualche segno [di omosessualità] nei ragazzi che stanno crescendo bisogna mandarli da un professionista“. È forse questa accettazione?
Purtroppo, l’accettazione che le persone LGBT credenti o atee intendono, è molto diversa, e ancora ben lontana da quella intesa dal Pontefice.
CONCLUSIONI
Siamo alla conclusione di questo articolo intenso. È importante portare alla luce tutti i problemi che la comunità LGBT vive. Questo perché solo tramite l’informazione, conoscendo i fatti reali, le situazioni e le testimonianze di vita vera, è possibile attuare un cambiamento.
Che i leader delle comunità religiose condannino una persona per il proprio essere è un danno grave, poiché limita la sua libertà e sprona le altre persone osservanti a ripudiarle a loro volta, talvolta commettendo crimini d’odio.
Condannare poi, persone LGBT credenti, significa porli davanti ad una scelta che, qualsiasi opzione sceglieranno, non sarà giusta o migliore.
Orientamento sessuale/identità di genere e fede dovrebbero essere due cose separate che coesistono in armonia in una persona.
Se ti interessa l’argomento su difficoltà di persone LGBTQ+, leggi anche l’intervista fatta a Muriel!
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