Storia del Gay Pride: il movimento LGBTQ+ in Italia
La storia del gay Pride in Italia è alquanto contorta e non esente da lunghe battaglie. Ma quanto conosciamo le origini e i successi ottenuti negli anni dal movimento LGBTQ+?
Siamo nel 2020 e quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19, si è deciso per il bene della salute pubblica, di evitare ogni genere di manifestazione e raduno.
Non è possibile mostrare il nostro orgoglio pubblicamente, ma possiamo come ogni anno commemorare ciò che ci ha portato fin qui. Così abbiamo pensato di ricordare le conquiste fatte in questi anni, dalle origini del movimento e della storia della gay pride parade, i personaggi simbolo. Persone, vere e proprie eroine rivoluzionarie, portatrici di un cambiamento che continua tutt’ora.
Storia del Gay Pride: dalla nascita del movimento omosessuale ai Moti di Stonewall
La storia del Gay Pride è strettamente legata a quella del movimento LGBTQ+, che ha avuto inizio in Germania alla fine del 1800.
Il movimento, nato con il nome di “movimento della liberazione omosessuale“, si era riunito con lo scopo di coniare dei termini per definire i vari orientamenti sessuali. Non solo: l’obiettivo primario consisteva nel sensibilizzare l’opinione pubblica e portarla a scontrarsi contro un articolo del codice penale tedesco, chiamato Paragrafo 175, che puniva l’omosessualità con la reclusione. Il movimento è riuscito a raccogliere una petizione con 5000 firme per abolire l’articolo e tra i firmatari c’erano molte persone illustri, come Herman Hesse e Albert Einstein.
Il movimento LGBTQA+ contemporaneo tuttavia, ha inizio nel ’69 a New York, nel gay bar Stonewall Inn, con una rivolta verso l’ennesimo raid della polizia atto a disperdere i clienti. Da qui nacquero i famosi Moti di Stonewall, i violenti scontri tra polizia e gruppi LGBT.
Proprio grazie a questi scontri il movimento omosessuale cambiò radicalmente: si creò un senso di comunità e appartenenza ad un gruppo, una minoranza da tutelare. Si crearono vere e proprie associazioni con lo scopo di rivendicare i propri diritti. Per farlo, tutte le persone facenti parte della comunità si radunavano in giugno, mese in cui erano iniziati i Moti di Stonewall, in varie città americane, utilizzando la provocazione per scuotere l’opinione pubblica verso un problema sempre più grande: la mancanza di parità. Era appena nata la Gay Pride Parade.
Il movimento LGBTQ+ italiano e la Gay Pride Parade: le date significative
In Italia, un primo tentativo di creare un movimento omosessuale iniziò poco dopo la creazione di quello tedesco. Aldo Mieli, ci provò più volte. Antifascista ed ebreo, con il subentro del regime fascista non era semplice dar vita a un’iniziativa di qualunque tipo. Abbandonò così il suo progetto, che venne ripreso da Bernardino Del Boca, scrittore e redattore della prima rubrica sessuale italiana. In seguito, tentò di redigere una vera e propria rivista, la cui pubblicazione fu impedita dal partito della Democrazia Cristiana, al tempo alla dirigenza.
Siamo dunque ancora nel dopoguerra. In questo periodo, vari tentativi di associazionismo vengono dissuasi dalla DC. Ma non appena il partito comincia a perdere potere, si vengono a creare i primi gruppi omosessuali. La storia del Gay Pride è ai suoi arbori ancora.
Grazie al primo gruppo, fondato da Massimo Consoli, prendono vita diverse iniziative. Un esempio, il tribunale internazionale per i crimini contro l’omosessualità. È proprio questo tribunale che organizza un contro-processo parallelo al processo ufficiale contro Pino Pelosi, assassino di Pier Paolo Pasolini, omosessuale dichiarato e da sempre “incomodo”. Tra i collaboratori c’è Mario Mieli, che diventerà simbolo d’ora in poi del primo vero e proprio movimento LGBTQ+ italiano.
Per approfondire: intervista televisiva a Mieli sul suo pensiero nel ’77.
I tentativi di associazionismo del movimento LGBTQ+ in Italia
1971 a Torino: nasce la prima associazione gay italiana, il FUORI! Nasce anche l’omonima rivista, che dichiarava il volere dell’associazione: «Il grande risveglio degli omosessuali è cominciato. È toccato a tanti altri prima di noi, Ebrei, Neri (ricordate?), ora tocca a noi. Ed il risveglio sarà immediato, contagioso, bellissimo»
Nel ’72 la comunità LGBTQ+ italiana si rivolta contro un convegno per curare l’omosessualità a Sanremo. È questo il primo evento, possiamo dire, di aggregazione della comunità per uno scopo comune.
Siamo nel 1978 quando viene istituita la prima “Settimana del film omosessuale”, un evento per stare assieme e condividere. L’anno dopo avviene la prima marcia del Movimento omosessuale italiano a Pisa. È considerato il primo Gay Pride non ufficiale.
Il 1983 è l’anno che fece scaldare gli animi: a Roma, anno di Giubileo, si cercò di ricreare una manifestazione della portata di quelle americane, senza grande successo. Erano sostanzialmente tre giornate dedicate a incontri e spettacoli. Inutile dire quanto questo fu discusso dalla Chiesa Cattolica, che vide l’atto come una profanazione di un anno sacro.
Gli anni passano e non succede nulla di troppo eclatante. Arriviamo al 1988 e, questa volta, succede qualcosa di insolito. È il 28 giugno: sul quotidiano La Repubblica, nelle stampe milanesi, appare in un quarto di pagina un augurio a tutti gli omosessuali, firmato con nome e cognome da 102 persone dal grande coraggio, dato il clima di grande odio e intolleranza dell’epoca. Fu un piccolo gesto, ma fu come un monito: “noi esistiamo!“
Passano altri anni di timido orgoglio. Sempre a Milano, nel ’92, una coppia di donne e nove coppie di uomini si uniscono in matrimonio simbolicamente. Anche questo servì a rafforzare l’appartenenza e la fiducia nel movimento.
La storia del Gay pride ha una svolta: prima parata gay ufficiale italiana
Arriva il 2 luglio 1994. Quel giorno segna la svolta, perché la storia del primo e ufficiale Gay Pride in Italia ha inizio. 10.000 persone si riversano sulle strade di Roma, dando vita ad una parata degna di questo nome! Insieme a Mario Mieli, a organizzare c’è la ora famosa Vladimir Luxuria. L’anno dopo, l’evento si ripete a Bologna.
Ora toccava al sud: a Napoli, l’anno dopo ancora, sempre 10.000 persone marciano assieme. Il numero che si ripete però, non è una coincidenza: si comincia a pensare che dopotutto, erano sempre le stesse persone a mostrarsi, semplicemente si spostavano. Ciò non aiutò negli anni seguenti: rivolte e piccole manifestazioni, si instaurano l’associazione Arcilesbica e altre iniziative. Il ’98 è segnato da un evento tragico: Alfredo Ormando, scrittore gay, si cosparge di benzina e si dà fuoco in piazza San Pietro a Roma, in segno di protesta contro l’omofobia della Chiesa.
Il 2000 era anno di Giubileo e, manco farlo apposta, una folla oceanica si riversa su Roma. Le persone sono tantissime e inaspettate: oltre 700000 persone, con la partecipazione di persone simbolo della cultura LGBT a livello mondiale. È stato l’anno del Gay Pride Mondiale di Roma: un enorme successo.
Quel World Pride è stato come accendere una miccia: negli anni seguenti tantissime sono state le città a ospitare un Gay Pride. Il numero dei partecipanti era esorbitante, se messo in relazione ai tentativi di aggregazione precedenti.
Ormai il movimento aveva preso consapevolezza, le persone si erano rese conto del grande cambiamento che erano riuscite a compiere. La marcia ora è inarrestabile…
La storia del Gay Pride continua con le ultime conquiste della Comunità LGBTQ+
Come continua la storia del Gay Pride? Grazie al movimento, la comunità LGBTQ+ è riuscita ad ottenere crescente visibilità; ciò significa maggior curiosità da parte delle persone nel voler approfondire, aprendo così un dialogo capace di informare ed eliminare molti pregiudizi.
La strada verso la completa tolleranza fino alla normalizzazione della presenza della comunità LGBTQ+, è ancora lunga. Tanti sono gli errori e le ingiustizie che ancora oggi si compiono in Italia (per non parlare nel mondo). Ma proprio per questo è fondamentale celebrare le conquiste ottenute dopo anni di sofferenza e pura lotta.
La strada verso il cambiamento
Questi sono solo alcuni dei meravigliosi eventi simbolo di cambiamento che vogliamo ricordare:
- Nel 2006, viene eletta la prima persona transgender alla Camera dei Deputati. La prima a ricevere una carica politica in tutta Europa. Si tratta di Vladimir Luxuria, che dagli anni ’80 è sempre stata parte attiva del movimento LGBTQ+ italiano.
- 83 paesi tra cui l’Italia, nel 2008, firmano la Proposta dell’Unione Europea per una dichiarazione ONU che condanni formalmente le discriminazioni contro gli omosessuali. Non si è più perseguibili penalmente per il proprio orientamento sessuale.
- Dal 1° al 12 luglio 2011, a Roma ha luogo l’Europride, con la partecipazione di 1.000.000 di persone.
- L’11 maggio 2016 viene approvata la legge sulle unioni civili per le coppie omosessuali. Molti diritti e doveri sono uguali a quelli del matrimonio di coppie etero, tuttavia, tra i due vi sono ancora molte differenze.
- Nel 2017 si celebra la prima unione civile di una coppia gay.
- Nel 2019 viene eletto Gianmarco Negri, il primo sindaco transessuale in Italia, a Tromello, Pavia.
La storia del Gay Pride in Italia la stiamo tutt’ora scrivendo. Un cambiamento è in atto, seppur lento e più faticoso, rispetto ad altri Paesi. Tanti sono i pregiudizi e le intolleranze che spesso sfociano in crimini d’odio. Ancora non esiste il giusto riconoscimento di tutte le persone che fanno parte della comunità LGBTQ+, come le persone intersessuali, asessuali, pansessuali, non binary, gender fluid ecc.
L’educazione è la base per la liberazione. Per questo, dimostrare il proprio essere è una forma di educazione verso chi ignora i problemi della comunità LGBTQ+ ma anche per chi ne fa parte, che ancora non si sente pronto/a a vivere con orgoglio o che non conosce del tutto il movimento.
CONCLUSIONI
Molti non comprendono, o ignorano, la presenza e la storia del Gay Pride in Italia. La vedono come una manifestazione esibizionistica e provocante, con il solo scopo di fare confusione. In questo modo però, non riconoscono la sofferenza che ha gettato le basi per questa manifestazione.
Pride significa orgoglio. Perché essere orgogliosi? Perché tanti fratelli e sorelle sono morti per rivendicare il diritto alla felicità, diritto ad amare. Perché per molti è stata ed è ancora una lotta, per la propria persona, per la propria famiglia, il proprio lavoro, la propria vita. Le persone LGBTQ+ non possono mostrarsi per ciò che sono come una persona eterosessuale. Non sempre, non in tutti i luoghi, non con tutti. La società per anni e ancora oggi fa pensare che ci sia qualcosa di sbagliato da correggere, qualcosa di cui vergognarsi, da tenersi per sé.
Il Gay Pride è come un monito per ricordare a tutti che vivere la propria vita da persone felici e libere, amare ed essere amati/e, è un diritto. Sono le cose più naturali e giuste per un essere umano, qualsiasi sia il suo orientamento sessuale o identità di genere.
Vivi e lascia Vivere, Ama e lascia Amare, poiché Viviamo e Amiamo tutti allo stesso modo.
In ricordo a tutte le persone che si sono battute per permetterci di essere dove siamo ora, Angelo Pezzana, Alfredo Cohen, Don Marco Bisceglia, Nichi Vendola, Paolo Seganti, Imma Battaglia, Anna Paola Concia, Alessandro Zan e tanti altri, a tutti quelli già citati nell’articolo e le numerose persone non citate ma che ogni giorno lottano: grazie per il vostro amore, dedizione, resistenza.
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